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Alitalia, Luigi Di Maio sfida Giovanni Tria: "Se non accetta il progetto può lasciare il posto a un altro"

Caterina Spinelli
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Giovanni Tria spiega ai pochi ministri istituzionali con cui si confronta ancora, che si sente "stanco, provato e soprattutto delegittimato". Un preludio alle dimissioni? Sembrerebbe di sì - spiega Repubblica - perché il ministro dell'Economia è stato completamente messo da parte da questo governo. Giusto ieri, venerdì 12 ottobre, mentre era a Bali per un meeting della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale, Tria è stato scavalcato da Luigi Di Maio che ha reso pubblica l'intenzione di creare una nuova Alitalia partecipata dalle Ferrovie dello Stato e dal ministero dell'Economia, il tutto con il supporto della Cassa depositi e prestiti che potrebbe finanziare l'acquisto o il leasing degli aerei. Peccato però che il diretto interessato non ne sapesse nulla. Leggi anche: Di Maio sospetta di Tria, ecco chi ci sarebbe dietro il no ad Alitalia Il vicepremier pentastellato ha replicato al ministro dell'Economia contrario alla decisione: "Se Tria non si riconosce nel progetto può lasciare il posto a un altro". Questo - fa sapere il quotidiano - è il senso che trapela dalla risposta del grillino. A nulla dunque sembrano servite le spiegazioni del responsabile del Tesoro sui motivi per cui gli aiuti ad Alitalia non possono funzionare. Tria starebbe dunque - per Di Maio - oltrepassando i limiti. Non è la prima volta, infatti, che i due discutono. Lo fanno praticamente su tutto quello che prevede la manovra, dal deficit al 2,4% alle ipotesi dei Cir, così come i Btp per gli italiani. L'esecutivo non solo sfida il ministro dell'Economia, ma lo rende pure "muto". È di qualche giorno fa l'imbavagliamento subito da Tria da parte del leghista Claudio Borghi, che gli ha spento il microfono mentre stava rispondendo a un Renato Brunetta provocatorio. Insomma, sembra proprio che i grillini abbiano fatto di tutto pur di cacciare Tria e che, questa volta, sembrano avercela fatta. 

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