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Matteo Salvini, il tremendo dubbio di Augusto Minzolini: "Rischia di finire come Massimo D'Alema"

Giulio Bucchi
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Dalle parti della Lega inizia a insinuarsi un dubbio: e se Matteo Salvini stesse sbagliando tutto? È Augusto Minzolini, nel suo retroscena sul Giornale, a mettere insieme i pezzi di un mosaico complicatissimo, quello del rapporto tra leghisti e Movimento 5 Stelle. Leggi anche: Salvini e Di Maio, gelo siderale. Retroscena: sms? Peggio, come si sono ridotti L'imboscata dei franchi tiratori alla Camera sul peculato ha fatto esplodere nuovamente le tensioni tra gli alleati e Salvini per la prima volta dal 4 marzo si è trovato davvero in difficoltà. Di fronte alla rabbia di Luigi Di Maio, ha dovuto incassare e vista l'impossibilità di rimediare con un maxi-emendamento al danno fatto dai suoi ha prima rovesciato la sua ira sui deputati di Forza Italia ("Giocano con il Pd, voglio vedere quanti ne ritornerebbero in Parlamento se si andasse ad elezioni"), sui regolamenti ("Sono inc*** nero, a me il voto segreto sta sulle p***") e per finire sui leghisti: "I nostri problemi li risolviamo in altra sede". E ai fedelissimi ha confidato: "Si sono mossi cinque furbi che si sono portati dietro un certo numero di inconsapevoli". Minzolini però vede in queste prese di posizioni il tentennamento di un leader che è "bravo tattico ma pessimo stratega". Non avrebbe, in sostanza, il controllo pieno dei suoi uomini e così "rischia di ripetere l'esperienza dei dalemoni di Massimo D'Alema - avverte il retroscenista -, cioè piani complicatissimi che hanno portato solo guai all'autore".

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