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Giuseppe Conte, il retroscena: "Quasi un miracolo, ora...". La verità dietro il vertice con Salvini e Di Maio

Giulio Bucchi
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"Ho fatto quasi un miracolo". Giuseppe Conte prima parla per due ore a Bruxelles con il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, poi vola a Palazzo Chigi per il vertice notturno con Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il "quasi miracolo" non è la trattativa con l'Unione europea per evitare la procedura d'infrazione contro l'Italia, ma il contrario: l'aver convinto a cedere fino al 2% di deficit (dal 2,4% iniziale) i suoi due vicepremier, visto che in manovra si traduce in 6 miliardi di euro in meno di risorse per le misure più importanti, con quota 100 e reddito di cittadinanza che rischiano sforbiciate importanti.  Leggi anche: A Palazzo Chigi sono sicuri. "Quando si vota", la missione kamikaze di Conte Il retroscena del Corriere della Sera da Bruxelles riferisce di un Conte sorridente, visibilmente sollevato per l'accordo a un passo con Juncker, anche se la mediazione andrà avanti ancora per giorni e non tutto è a punto. Le carte giocate dal premier hanno convinto il presidente della Commissione, che ha parlato di "buoni progressi": "i tagli alle pensioni d'oro, il blocco della rivalutazione Istat per molte pensioni sopra una certa soglia, alcuni tagli per alcuni tipi di pensioni che non vengono giudicate legittime, su cui saranno fatti dei controlli, la dismissione di una quota di immobili pubblici" sono stati particolarmente apprezzati. "È stato un lavoro quasi estenuante raggiunto grazie alla collaborazione di tutti i tecnici, grazie al fatto che insieme ai miei collaboratori abbiamo fatto le ore piccole - è lo sfogo di Conte - , e non è stato nemmeno facile fare una sintesi delle diverse posizioni e sapete a chi mi riferisco, ho dovuto fare quasi un miracolo per convincere i due vicepremier ed arrivare al 2%. Per questo sono molto orgoglioso e soddisfatto del lavoro di questi giorni, sono state anche trattative, interne, molto difficili". "Più di così non potevamo fare", è la conclusione di Conte, che ora spera nella benevolenza altrui. Di Juncker, ma pure dei leader di M5s e Lega che dovranno spiegare qualcosa ai loro elettori.

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