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Gregorio De Falco cacciato dal M5s, si vendica spifferando tutto: "Cosa ci chiedeva di fare Luigi Di Maio"

Giulio Bucchi
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"Una decisione illegittima che va contro l'articolo 49 della Costituzione". Così Gregorio De Falco, senatore M5s, commenta a botta calda all'HuffinftonPost la decisione dei probiviri pentastellati di espellerlo dal Movimento insieme al collega De Bonis e due europarlamentari grillini. Le ripetute violazioni del codice etico di cui è accusato, spiega, sarebbero semplicemente la volontò di non votare leggi a scatola chiusa, come imposto dal capo Luigi Di Maio. Leggi anche: "Sai cosa succede se mi espelli?". La grillina ribelle Fattori minaccia Di Maio "Credevo che ci fosse uno spazio di democrazia che deve esserci in ogni partito politico, come afferma l'articolo 49 della Costituzione. E perché io non ho fatto alcun danno al Movimento", rivendica il comandante, assai critico sul decreto sicurezza e sulla legge di bilancio. "Nessuno di noi in Senato aveva alcuna cognizione sul contenuto della manovra e dunque non potevo che astenermi". De Falco parla di "deriva illiberale" e di scelta "gravemente sbagliata". Non sa ancora se dovrà pagare una penale e se ci sarà spazio per fare ricorso, come minacciato invece da Elena Fattori, altra dissidente su cui pende ancora la spada di Damocle dei probiviri di Di Maio.

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