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Emanuele Fiano e Pietro Grasso, l'incubo del toto-ministri di Pd e M5s: dove hanno il coraggio di piazzarli

Giulio Bucchi
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Oggi il governo Pd-M5s sembra un po' più lontano, e con rinnovato vigore si torna a parlare, clamorosamente, di un ritorno di fiamma tra grillini e leghisti. Ma le trattative proseguono, e prima dei programmi come sempre vengono le poltrone. Sul premier avrà l'ultima parola Sergio Mattarella, sui ministri però i giallorossi vogliono trovare una quadra soddisfacente. Secondo il Giornale, i renziani chiedono tre ministri: Anna Ascani alla Cultura, Raffaella Paita (Lavoro o Infrastrutture) e, udite udite, l'anti-Salvini per eccellenza Emanuele Fiano agli Interni. Nomina altamente simbolica per l'uomo che più si è esposto negli ultimi mesi contro il leader della Lega e i presunti rigurgiti fascisti.  Leggi anche: Il premier giallorosso? Occhio a questo nome: è l'uomo di Greta Thunberg Spazio però anche a LeU, che potrebbe essere la terza gamba di questo governo di sinistra-sinistra. Si troverebbe spazio per Vasco Errani (ex Pd e Ras dell'Emilia Romagna rossa, anche lui in ballo per le Infrastrutture) e soprattutto Pietro Grasso. Ex magistrato, ex presidente del Senato e, ovviamente, papabile ministro della Giustizia. L'incubo prende forma.

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