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Lorenzo Fontana a Senaldi: "Vi svelo perché Salvini ha deciso di aprire la crisi"

Giulio Bucchi
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«Salvini non è diventato matto. Chi lo accusa di aver sbagliato, e per fortuna nella Lega sono pochi, non sa nulla della vera storia della crisi. Bisognerebbe avere rispetto e fidarsi di più di un leader che ha preso un partito al 3% e ne ha più che decuplicato i consensi. È stato un miracolo, una cosa mai vista, neppure ai tempi di Bossi. Io già non ci potevo credere l' anno scorso, quando abbiamo preso il 17% e superato Forza Italia. Non dico questo per ingraziarmi Matteo, non ne ho bisogno. Lo penso, il tempo è galantuomo e alla fine di questa storia si dimostrerà che abbiamo fatto bene a rompere con i grillini». L' infervorato discorso arriva da Lorenzo Fontana, ministro in uscita agli Affari europei, per anni quinta colonna di Salvini a Bruxelles, l' uomo che ha presentato al leader leghista Marine Le Pen e ha intrecciato la tela dei rapporti internazionali della Lega, incluso quello con Orbán. «Nel partito, dai ministri agli amministratori sul territorio, non ce n' è uno che fosse contrario a far cadere il governo. Lavorare era diventato impossibile, ci facevano i dispetti, ci attaccavano pubblicamente, erano più aggressivi del Pd». Ministro, sarà vero, però ora M5S governerà con i Dem e a voi tocca stare alla finestra. Lo dica, siete pentiti?  «No, non era più possibile andare avanti. Tutto è cambiato con la campagna elettorale per le Europee. Il M5S veniva da una serie di sconfitte sul territorio, alle Amministrative. I Cinquestelle erano nervosi, perché sono sempre andati male nei sondaggi per le Europee, mentre noi volavamo. Così hanno iniziato ad attaccarci. Hanno fatto la campagna contro di noi anziché contro il Pd. Poi quando la Lega ha trionfato e loro hanno dimezzato il consenso, non hanno capito più nulla, hanno iniziato a farci i dispetti e a bloccare ogni lavoro. Per far passare il decreto sicurezza abbiamo dovuto mettere la fiducia». La pensa come Giorgetti: l' unico errore della Lega è stato vincere troppo bene?  «Chi dice che i sovranisti alle Europee hanno perso non la conta del tutto giusta. È vero che la commissaria Ursula Von der Leyen rappresenta la continuità, il solito inciucio tra Germania e Francia, ma ha la maggioranza più fragile della storia Ue e ha avuto bisogno del voto dei grillini per essere eletta. Quello è stato il vero tradimento degli italiani, e l' hanno fatto i Cinquestelle, che fino al giorno prima volevano cambiare l' Europa. Salvini quando ha rotto con il governo non ha tradito, si è semplicemente staccato da chi si era venduto alla sinistra e all' Europa, tradendo i propri elettori». Noi di Libero abbiamo titolato «Grillini da vergini a escort».  «Il plebiscito di maggio a favore del Carroccio ha spaventato il M5S, che ha avuto paura di sparire, e l' Europa. So come funziona, ai tempi ci provarono anche con me e la Lega. Gli euroburocrati ti telefonano, ti adulano, ti fanno proposte allettanti, e tu o tieni duro o salti sul loro carro. Io ho scelto la prima opzione, i grillini la seconda». Mi racconti i giorni della crisi. Non si è capito nulla: Salvini prima ha rotto, poi voleva tornare indietro e rimettersi con Di Maio, ora grida al complotto. «Io ho preparato gli scatoloni già la sera dell' 8 agosto, si sapeva che sarebbe finita così. E lo sapeva anche Matteo».  Davvero? Il capitano non le sembra un po' un pugile bastonato in questi giorni?  «No, è tranquillissimo, ha già voltato pagina. I giorni tesi sono stati quelli della decisione della rottura». Ma allora perché tutto questo cinema?  «La Lega voleva il voto anticipato. All' inizio eravamo convinti di riuscire a ottenerlo. Avevamo annusato che l' accordo M5S-Pd era nell' aria ma non pensavamo fossero così avanti, abbiamo rotto per interromperlo e poi abbiamo sperato nella tenuta di Di Maio, nella speranza che l' intesa con i dem saltasse. Peraltro sarebbe anche suo interesse». Allora è vero che avete sbagliato la tempistica?  «No, perché M5S e Pd avrebbero provato a mettersi d' accordo anche se avessimo fatto cadere il governo a maggio. La loro è un' alleanza di poltrone e potere, mica crederà alla balla di Renzi che fanno il governo per senso di responsabilità verso il Paese, per fare la manovra e scongiurare le clausole Iva? Se avessimo rotto tre mesi fa gli avremmo solo dato più tempo per mettersi d' accordo. Così invece devono far tutto in pochi giorni, e infatti stanno litigando come pazzi. Non osiamo sperarci, però». Anche nei tempi del massimo idillio gialloverde, il veronese Fontana non ha mai amato particolarmente i colleghi di Cinquestelle. Non riusciva a metterli a fuoco, o forse lo ha fatto troppo bene. «Guardi, io volevo querelarli per gli attacchi che mi hanno fatto in occasione del Congresso Internazionale della Famiglia a Verona, al quale da ministro ho dato il patrocinio. Hanno sparato una serie di calunnie su di me indegne. Non ho sporto denuncia solo perché eravamo al governo insieme e Matteo mi ha chiesto di non farlo, vedo invece che l' alleanza con M5S non impedisce al Pd di non ritirare le loro contro il Movimento su Banca Etruria». Cattolico tradizionalista, era ministro della Famiglia fino a pochi mesi fa. C' è chi gli attribuisce la responsabilità, o il merito, di aver messo lui il rosario in mano a Matteo. Certamente rispetto a Di Maio e associati ha visioni antitetiche sui temi etici e sull' autonomia. «Sull' autonomia di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, M5S ci ha preso in giro fin dal primo minuto. La ministra Stefani era fuori dalla grazia di Dio. Io in Veneto avevo molte difficoltà a giustificare il fatto che non si riuscisse ad arrivare all' obiettivo. A un certo punto ho detto a Salvini che avrei guidato una delegazione di tutti i parlamentari leghisti veneti davanti a Palazzo Chigi per protestare». E Salvini cosa le ha risposto?  «Di portare pazienza che se fosse continuata la stagione dei no, il governo non sarebbe potuto andare avanti». Non ha avuto il coraggio per non scontentare l' elettorato meridionale?  «Matteo ha un coraggio da leone. Per un anno gli hanno detto di tutto, l' hanno insultato, minacciato, indagato. Ci vogliono le spalle larghe per resistere a tutto questo senza farsi turbare. Ne so qualcosa, dopo le vagonate di letame che mi hanno scaricato addosso per il congresso sulla famiglia. La sinistra accusa Salvini di essere antidemocratico ma poi il loro modo di fare opposizione si basa sulla sistematica e incessante intimidazione, una denigrazione continua, null' altro». Non mi ha ancora detto come è maturata davvero la decisione di rompere. «Con l' elezione in Europa della Von der Leyen grazie ai grillini abbiamo capito che la Ue aveva comprato politicamente M5S e Conte e Tria non ci avrebbero fatto fare la manovra in deficit che Salvini voleva per tagliare le tasse. Bruxelles ci avrebbe imposto i suoi diktat e condannato alla paralisi, con i conti economici in peggioramento per la congiuntura sfavorevole. Siamo alle porte di una nuova crisi e l' Europa, che come si è visto in Germania l' ha provocata con la sua austerità, voleva darne la colpa alla Lega, impedendole allo stesso tempo ogni politica di spesa e incentivazione dei consumi». Per questo Salvini grida al complotto internazionale?  «Non può essere un caso che, con la Lega fuori dal governo, improvvisamente l' Europa si dimostri più flessibile con noi. Che cos' è cambiato nei conti? Nulla, sono solo decisioni politiche: Conte ha garantito a Bruxelles che l' Italia resterà sottomessa e dalla Ue arriva la mancia, come ai tempi di Renzi, premiato con l' allargamento dei cordoni della borsa per aver dato via libera all' immigrazione». Quanto dura il governo M5S-Pd?  «Politicamente l' alleanza degli sconfitti non ha senso, ma la disperazione e la determinazione a non lasciare la poltrona sono un buon collante. Potrebbero durare, sempre che partano, mi auguro ancora che un senso di dignità ed orgoglio risvegli quella parte rivoluzionaria dei 5stelle che voleva veramente il cambiamento. A M5S converrebbe votare». Ne è convinto?  «Se governano con il Pd i grillini sono morti. Guardi adesso, il loro capo, Di Maio, non conta già nulla, è costretto a mendicare poltrone ministeriali. Con il voto perdono forza in Parlamento, ma sopravvivono. Potrebbero anche arrivare al 20%». E la Lega, cosa farà?  «Si riparte da Pontida, il 15 settembre, un momento sempre magico. Ci sono tre campagne elettorali fondamentali: Umbria, Emilia-Romagna e Toscana. Se torniamo a vincere, la vedo male per l' alleanza giallorossa». Ma il centrodestra è unito o no?  «Sta certamente meglio di grillini e dem». di Pietro Senaldi

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