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Governo Renzi, Saccomanni pronto al bis all'Economia?

Fabrizio Saccomanni

Andrea Tempestini
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Tra tutte le caselle che riempiono il tabellone del toto-ministri, ce n'è una su cui si concentrano le maggiori attenzioni: quella del dicastero dell'Economia. Con chi ha intenzione di riempirla, Matteo Renzi? Il premier in pectore ha sempre detto di preferire un politico a un tecnico, ma la strada potrebbe essere tutta in salita. Non solo perché quel politico, ormai, si è bruciato da solo: si parla di Fabrizio Barca, che intervistato da un finto Nichi Vendola a La Zanzara ha prima rivelato che in via XX Settembre non ci voleva proprio andare ("questi non hanno un programma"), quindi ha spifferato le pressioni di Carlo De Benedetti affinché accettasse il dicastero e infine ha sparato ad alzo zero contro Renzi stesso, dipingendolo come un assoluto sprovveduto. Saccodanni-bis? - Niente Barca, insomma. Il quadro si complica. E sullo sfondo comincia a materializzarsi uno spettro sinistro. Le voci si rincorrono, partono da Bruxelles e arrivano fino a Roma, vengono rilanciate da Dagospia e trovano diritto di cittadinanza sui quotidiani di oggi, martedì 28 febbraio: in campo ci sarebbe ancora Fabrizio Saccomani, il ministro dell'Economia di Enrico Letta, ribattezzato "Saccodanni" per i suoi continui pasticci e dietrofront. Per la sua riconferma, secondo le indiscrezioni, si sarebbe speso Mario Draghi in persona. Saccomanni, ex dg di Bankitalia, tra i massimi teorici del rigore (nonché insultatore seriale di Silvio Berlusconi) piacerebbe alle cancellerie europee che temono un'Italia poco allineata. Insomma, per Saccomanni, l'ultra dell'Imu, la storia al dicastero dell'Economia potrebbe non essere ancora terminata. La sua rinconferma, però, non è particolarmente gradita a Renzi: pur stimandolo, teme il probabile contraccolpo d'immagine, troppo pesante per poter essere gestito serenamente. "Giorgio, aiutami tu" - Lo scenario, dunque, si complica. In molti si sfilano, non vogliono sedersi sulle forche caudine del più delicato, e criticato, dei ministeri. Tanto che Renzi avrebbe chiesto aiuto a Giorgio Napolitano in persona. "Sarei felicissimo se mi aiutasse ad identificare il nome giusto", ha detto Matteo. L'inquilino del Colle è disposto a dare una mano, anche se senza giri di parole ha spiegato al premier-in-potenza quanto sia delicata la situazione (che, come detto, non è solo italiana: agiscono anche le forze coercitive di Bruxelles e delle istituzioni europee, che guardano ancora con preoccupazione alle tribolazioni e al debito tricolore). Il presidente dell'Eurogruppo, Joroen Dijselbloem, e il commissario agli affri economici, Olli Rehn, hanno sollecitato la nomina di un "ministro europeista". Ossia un ministro che continui nell'impegno-capestro di riduzione forzata del debito e che rispetti senza sbavature né concessioni il pareggio di bilancio e il parametro del 3% nel rapporto deficit-Pil (parametro di cui Renzi vorrebbe sbarazzarsi). Il bocconiano è per sempre - Oltre a Saccomanni, oltre agli "europeisti" invocati dall'Europa, il toto-ministri prende in considerazione anche altri nomi. Il favorito, forse, resta Pier Carlo Padoan, capo economista e vicedirettore dell'Ocse. Ma a pochi è sfuggito che giusto poche ore fa Napolitano ha incontrato Ignazio Visco, governatore di Bankitalia (lui, come Dini, Ciampi e Saccomanni da Palazzo Koch a via XX Settembre? Via XX Settembre, come sempre in questi casi, smentisce). Resta forte anche la candidatura di Lucrezia Reichlin, per altro molto gradita a Mario Draghi. Inoltre, la Reichlin, è una donna: aspetto importante per Renzi, che vorrebbe una squadra divisa equamente tra uomini e donne. Tra gli altri papabili, ecco Vittorio Colao (altro bocconiano, ad di Vodafone) e Guido Tabellini, docente alla Bocconi.

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