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Giuseppe Conte, il premier dei Dpcm: chi scrive i suoi decreti guadagna il doppio dei medici in trincea contro il coronavirus

Sandro Iacometti
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Avete presente il Dpcm sui "congiunti" che ha fatto ridere mezza Italia e venire i capelli dritti ai giuristi? Ebbene, a stendere i provvedimenti che negli ultimi due mesi hanno accompagnato e deciso la nostra vita ci sono fior di funzionari che per fare il proprio lavoro vengono giustamente retribuiti. Tanto o poco non è importante. Quello che conta è capire quale sia il criterio con cui lo Stato paga i servizi dei suoi dipendenti. E qui la ragione vacilla.
Già, perché se è lecito fare un confronto, quello con altre categorie del pubblico impiego risulta impietoso, soprattutto con quello che stiamo passando.
Qualche giorno fa, in un interessante studio sull' occupazione nella sanità, che certificava, tra le altre cose, l' incredibile emorragia di posti di lavoro nel comparto (-44mila unità tra il 2009 e il 2018) a causa dei tagli di spesa, l' Istat ci ha anche messo a conoscenza dei livelli retributivi delle varie categorie di statali.

Buste paga - Dati che gli esperti della Pa, e non solo loro, conoscono bene. Ma che letti con le lenti dell' emergenza Covid fanno fare un salto sulla sedia. Partiamo dal personale non dirigente, impiegati e quadri per intendersi. Qui la curva delle retribuzioni è abbastanza omogenea. Anche se alcune distanze non sono trascurabili. Come quella, ad esempio, che separa il personale del servizio sanitario nazionale, con uno stipendio annuo medio lordo di 33mila euro, dai i corpi di polizia, che guadagnano 41mila euro. In mezzo, considerando le categorie in trincea nella lotta alla pandemia ci sono le forze armate, con 39mila euro e i vigili del fuoco, con 36mila euro. Passando sul terreno di chi è rimasto dietro una scrivania, o più spesso a casa, nella fase dell' emergenza abbiamo gli enti pubblici non economici (Inps, Inail, Ice, ecc) con 40mila euro, i ministeri, con 30mila euro e le agenzie fiscali, con 37 mila euro.
Per salire un po' di livello bisogna andare tra i ricercatori, che hanno una busta paga di 50mila euro l' anno. Ma per raggiungere il top bisogna spostarsi direttamente al centro della Capitale. A Palazzo Chigi, per la precisione, dove troviamo il personale non dirigente della presidenza del Consiglio dei ministri che ogni 12 mesi si becca in media 56mila euro lordi all' anno. Troppi? Pochi? Non lo sappiamo.
Certo è che la macchina di produzione delle scartoffie di governo, la fucina che ha realizzato i 13 Dpcm sbandierati dal premier Giuseppe Conte nelle conferenze stampa a reti unificate del fine settimana dall' inizio del lockdown, viene retribuita con uno stipendio medio che è quasi il doppio di quello che intasca chi ha passato gli ultimi mesi in prima linea a rischiare la vita per fronteggiare l' avanzata del virus. Strano?
Forse. Ma le sorprese non sono finite. Da sempre, direte voi, i colletti bianchi sono pagati più degli operai. Benissimo.
Allora passiamo al comparto dei dirigenti, dove tutti, più o meno, hanno la camicia candida.

Divaricazione - Qui la divaricazione è netta. Da una parte ci sono i comparti del fronte anti-Covid, partendo dai corpi di polizia (87mila euro lordi annui di media), le forze armate (81mila euro), i vigili del fuoco (96mila euro) e i medici (82mila euro). Si tratta di categorie che durante la fase più acuta della pandemia hanno sputato il sangue, passato notti insonni, lavorato in strada mentre tutti erano al calduccio nella propria casa.
Sul fronte opposto ci sono loro, i burocrati. I campioni sono quelli che occupano i piani alti degli enti, i quali incassano ogni anno in media ben 157mila euro lordi. Stipendio esagerato? Aspettate, perché i dirigenti delle agenzie fiscali, quelli che passano le giornate a pensare come sfilarci un po' di euro dalle tasche, non sono da meno: 136mila euro. Un po' più in basso troviamo i minesteriali, con una emblematica distinzione, quelli normali prendono 106mila euro, quello con professionalità sanitarie, invece, solo 72mila.
E arriviamo, infine, agli uomini di Conte, ai giannizzeri dei Dpcm, agli eroi del cavillo e del codicillo. Per loro lo Stato italiano ha previsto una retribuzione media lorda annua di 149mila euro.
Gli stipendi del pubblico impiego, ovviamente, non sono una trovata del governo giallorosso.
Derivano da decenni di lotte di posizione ormai stratificate e sedimentate. Ma nel momento in cui il Paese è costretto ad impugnare le armi, se è vero che l' assalto del Coronavirus può essere paragonato ad una guerra, le differenze dei livelli retributivi lasciano di stucco.
Come è possibile che chi ha rovinato le nostre vite inserendo astruse prescrizioni nei provvedimenti per il lockdown guadagni il doppio di chi le vite le ha salvate, e in alcuni casi l' ha anche persa, combattendo il contagio corpo a corpo negli ospedali? E come giudicare la mancetta prevista dal decreto maggio, che prevede la possibilità (non l' automatismo) per le Regioni di erogare un premio una tantum fino a 1.000 euro per i camici bianchi?
Non ci si può stupire che l' Italia, anche nel momento più buio, continui ad essere ostaggio di carte bollate, circolari e decreti. Chi produce commi e articoli di legge comanda e non c' è elezione, suffragio o consultazione che possa mandarlo a casa. Forse si potrebbe provare con un bel Dpcm. Ma chi lo scrive?

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