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Andrea Orlando fa marcia indietro con Repubblica: "Complotti e poteri forti? Mai detto"

 Andrea Orlando

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Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, ex ministro della Giustizia, ha aperto una contesa che ha diviso anche la maggioranza sul fatto se sia giusto che una impresa con base all'estero possa accedere al prestito garantito dalla Stato previsto dal decreto liquidità. In una intervista a Repubblica, che come giornale si era diviso proprio sulla impostazione da dare alcuni pezzi sulla questione, spiega cosa voleva intendere e abbassa anche un po' il tono della polemica:  "Bisogna evitare che risorse pubbliche siano utilizzate per operazioni diverse dal rilancio industriale del nostro Paese. Le condizioni sono la difesa occupazionale e degli insediamenti industriali. In passato ci sono state aziende che hanno preso contributi pubblici e poi hanno delocalizzato. Non deve accadere. Senza Fiat non esiste la storia industriale italiana, ne sono consapevole. E un Paese di 60 milioni di abitanti non vive di bellezza e di turismo, specie dopo una pandemia" .

 

 

E la possibilità che centri di poteri e gruppi editoriali lavorino alla caduta del governo Conte. Può spiegare a chi si riferisce? "Se stiamo alle mie dichiarazioni testuali, si vedrà che sono molto lontane da un libro di Dan Brown. La questione è semplice. Aumenta il ruolo dello Stato, il governo è chiamato a scelte strutturali che avranno impatto sul lungo periodo e quindi aumenteranno le pressioni legittime per orientare queste scelte. Nulla di strano, ma è chiaro che il governo è esposto a rischi perché in Italia c'è un legame tra informazione e interessi finanziari più stretto che in altri Paesi. Non ho attaccato né Repubblica né il gruppo Gedi. Il problema è di carattere generale", conclude. Insomma, quando Orlando parla col Fatto Quotidiano evoca complotti e "poteri forti", accostandoli a Repubblica. Quando invece parla con Repubblica smentisce seccamente di averlo fatto. E il dubbio sorge spontaneo: ci ha preso per fessi?

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