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Open Arms, Matteo Renzi evita il processo a Salvini: Italia Viva diserta il voto in Giunta, un messaggio a Conte

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È ufficiale: la Giunta per le immunità parlamentari di Palazzo Madama ha detto "no" alla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'ex ministro dell'Interno accusato di aver sequestrato 164 migranti a bordo della Open Arms: 13 i voti contrari al processo, 7 i favorevoli. Al voto, come annunciato, non hanno partecipato i 3 senatori di Italia Viva. Insomma, Matteo Renzi è stato decisivo per evitare il processo al leader delle Lega, il presunto "sequestratore".

Nonostante la soffiata su due ex grillini, Matteo Salvini sembrava non nutrire grande speranza nell'esito del voto in commissione Giustizia di martedì 26 maggio, quello per cui la giunta per le immunità avrebbe deciso se rinviarlo a giudizio o meno. "Comunque finisca - commentava il leader della Lega - poi l'aula mi manderà a processo". Uno sfogo amaro, soprattutto dopo le intercettazioni emerse in questi giorni dove i togati si confessavano di dar contro a Salvini "anche se aveva ragione". "Solo me - era ormai certo - vogliono processare... Intendiamoci, io le responsabilità me le assumo tutte e anche di più: una ong spagnola, nonostante un porto sicuro in Spagna, ha portato i migranti in Italia. Io ho difeso la sovranità, la sicurezza, l'onore e la dignità italiani. E rifarei tutto quanto, anche perché Conte sapeva".

Ma in soccorso del leghista ecco che è arrivato Matteo Renzi.  A poche ore dal voto, I tre senatori di Italia Viva che fanno parte della Giunta delle elezioni e delle immunità avevano reso noto che non avrebbero partecipato al voto. "Ci rimettiamo dunque all'aula. Non c'è stata a nostro parere un'istruttoria seria, così come avevamo richiesto sia in questo caso che nella precedente vicenda Gregoretti. La motivazione principale per cui Italia Viva decide di non partecipare al voto risiede però nel fatto che, dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l'esclusiva riferibilità all'ex Ministro dell'Interno dei fatti contestati". E ancora: "Diversamente, pare che le determinazioni assunte da quest'ultimo abbiano sempre incontrato, direttamente o indirettamente, l'avallo governativo. Numerosi sono dunque i dubbi che ancora oggi residuano in riferimento al caso Open Arms. Sarebbe stato opportuno che tali incertezze venissero chiarite mediante un'attività istruttoria ulteriore".

Di fatto, Renzi ha evitato a Salvini il processo. Il leader leghista aveva già dalla sua parte dodici voti sicuri (5 della Lega, 4 di Forza Italia, 1 di Fratelli d'Italia, 1 delle Autonomie e quasi sicuramente il voto dell'ex M5s Mario Giarrusso, considerato fino a questa mattina l'ago della bilancia ma a questo punto non più determinante) contro otto a favore del processo (Anna Rossomando del Pd, Pietro Grasso di Leu, Gregorio de Falco del Misto e i cinque senatori M5s, sebbene con un paio di incerti). Una mossa, quella di Italia Viva, anticipata alla vigilia da Augusto Minzolini in un retroscena. Una scelta di coerenza, quella del garantista Renzi. Ma anche una scelta che ha un significato politico: Renzi manda un altro segnale a Conte, cerca un vero governo di unità nazionale per uscire dal pantano del coronvirus. Governo che, oggi, senza Salvini e la Lega è impossibile anche soltanto da ipotizzare.

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