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Manlio Di Stefano, Di Battista e gli altri: così è nata l'alleanza tra M5s e il Venezuela di Chavez e Maduro

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Secondo quanto rivelato da un articolo sulla testata spagnola Abc, circa 8 mesi dopo la loro fondazione nel luglio del 2010 i Cinque Stelle avrebbero ricevuto una valigia con 3,5 milioni di euro, consegnata tramite il Consolato venezuelano di Milano. Nel documento dei Servizi venezuelani che il quotidiano di Madrid ha reso noto si spiega che destinatario della somma è stato Gianroberto Casaleggio: «promotore di un movimento di sinistra rivoluzionario e anticapitalista della Repubblica di Italia». Probabilmente la definizione era un po' eccessiva: Casaleggio padre aveva più dell'ufologo che del castrista. Risulta però che la sua "Casaleggio Associati" sia stata fornitrice di video allo Stato venezuelano. Negli anni successivi però il Blog di Grillo arriva a condannare il regime di Caracas, e dopo le elezioni del 2013 uno dei leader dei Cinque Stelle al Senato è Luis Alberto Orellana. Un italo-venezuelano simpatizzante per l'opposizione. Entro il 2014 è stato però emarginato, e il 13 marzo del 2015 i Cinque Stelle organizzano alla Camera un convegno in cui propongono espressamente che l'Unione Europea si riformi prendendo come esempio l'Alba: l'alleanza tra governi filo-chavisti.

 

 

 

Fortemente voluta da Di Battista e Di Stefano, il convegno vede la partecipazione di rappresentanti ufficiali dei governi dell'Alba, e anche di noti esponenti della lobby castrista italiana, Primo fra tutti lo stesso intervistatore di Fidel, Gianni Minà. A fine 2015 il disastro elettorale dei governativi alle Politiche dimostra che il popolo venezuelano del chavismo non ne può più. Ma Maduro risponde con un golpe istituzionale che priva il Legislativo dei suoi poteri e che provoca proteste di massa represse nel sangue. Nel gennaio del 2017 della situazione in Venezuela si parla al Senato, su iniziativa del presidente della Cmmissione Esteri Pier Ferdinando Casini. I Cinque Stelle si oppongono alla condanna, e anzi propongono una mozione in cui sostengono che il regime venezuelano è un modello da imitare. Due mesi dopo questa impostazione è proposta a Caracas da Di Stefano, che è venuto assieme alla capogruppo della commissione Affari esteri del Senato, Ornella Bertorotta, e al vicepresidente del Comitato italiani all'estero, Vito Petrocelli, per partecipare alla commemorazione di Chávez. Nella residenza dell'ambasciatore italiano i tre si vedono con una delegazione di italo-venezuelani con cui è subito muro contro muro. Con gli italo-venezuelani che denunciano la situazione, e i Cinque Stelle che insistono a spiegargli che nel Venezuela di Maduro devono stare per forza molto meglio che nell'Italia di Renzi. Il risultato è che per la comunità degli italo-venezuelani i Cinque Stelle diventano i nemici numero uno. L'avversione degli italo-venezuelani per i Cinque Stelle ha modo di aumentare quando dopo le elezioni del 2018 i grillini vanno al governo. Sia con la Lega nella coaliione giallo-verde che con il Pd in quella giallo-rossa ne approfittano per bloccare l'orientamento filo Guaidó di entrambi i partner. Paradossalmente, con un governo Salvini-Zingaretti per lo meno sul Venezuela l'Italia avrebbe una linea univoca. Senza riuscire a schierare l'Italia con Maduro, i Cinque Stelle impongono però quella linea secondo cui non sono legittimi presidenti né Guaidó né Maduro, anche se l'Assemblea Nazionale è comunque indicata come unica autorità legittima.

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