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Lucia Azzolina, il retroscena: prima dell'annuncio di Conte sulla scuola, il disastro della "ministra irricevibile"

Antonio Rapisarda
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Il miracolo di Lucia Azzolina è aver prodotto la prima "estate calda" sul fronte solitamente autunnale della protesta scolastica. Ancora devono riaprire le aule - sbarrate ormai da marzo - e la titolare del Miur è già riuscita a mettere d'accordo, contro il suo fantomatico "Piano scuola", studenti e presidi, insegnanti e genitori, opposizione, governatori e persino spezzoni della maggioranza. L'immagine plastica dello scontento dei dirigenti scolastici, dei sindacati e delle sigle studentesche contro la "riapertura scaricabarile" è andata in onda ieri in sessanta piazze. Per dire cosa? «Sciatteria intollerabile: scuola in presenza, mai più senza», «Linee guida imbarazzanti ed inutili: mobilitazione permanente finché il governo non le ritirerà».

 

 

I motivi della rabbia così trasversale contro il ministro giallo-fucsia sono noti: a partire dall'indeterminatezza sul come si potrà tornare sui banchi (e di chi sarà la responsabilità sui dispositivi di sicurezza, con i presidi che accettano l'autonomia se accompagnata però da adeguate risorse) a cui si aggiungono i «no» del mondo della scuola alla maionese impazzita dei doppi turni, delle lezioni di quaranta minuti e delle classi ad età "mista". A questo si aggiunge il nodo delicatissimo aperto dal governo con le Regioni che, concluso il vertice notturno con un nulla di fatto, hanno giudicato «irricevibile» la prima bozza del Piano rinviando ad oggi il confronto decisivo. Ad aprire la giornata di contestazione è stata però la politica. Con un flash-mob stile "studentesco", la Lega si è fatta trovare sotto il Miur con uno striscione inequivocabile: «Azzolina bocciata». Nette le parole di Matteo Salvini: «In tutta Europa al momento i bambini sono in classe con le maestre e senza plexiglass - ha attaccato -. Mi rifiuto di mettere mia figlia a settembre in una classe buia, con la mascherina, senza insegnanti né tutele». Da qui la stoccata: «Questo ministro è inviso a buona parte della maggioranza: lo cambiassero perché è una sciagura».

NESSUNA DECISIONE
Da Ancona, Giorgia Meloni ha difeso le ragioni dei presidi contro la "non scelta" del ministro: «Azzolina come Ponzio Pilato decide di lavarsene le mani, scaricando sui presidi scelte che loro non hanno gli strumenti per fare». Sullo stesso crinale la critica di un ex ministro all'Istruzione come Mariastella Gelmini: «Azzolina avrebbe dovuto offrire non generiche linee guida ma proposte precise e condivise al fine di consentire un inizio ordinato dell'anno scolastico. Invece è riuscita nell'impresa di scontentare tutti». Ieri ancora una fumata nera dal fronte con le Regioni. «Le linee guida che erano state presentate per noi non erano ricevibili», ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini che - alla luce delle controproposte presentate - diplomaticamente afferma però di essere a un passo «dalla condivisione».

Le richieste sul tavolo? Altri due miliardi di euro per le Regioni, il nodo "personale" e il potenziamento dei trasporti. A proposito, nel corso del Cdm di ieri, Azzolina ha chiesto a Conte e ai ministri presenti un miliardo in più: cifra che dovrebbe rientrare nel nuovo scostamento di bilancio ma che per la Cgil non è sufficiente. Da parte sua, infine, il Miur ha inviato alle Regioni la nuova versione del Piano che prevede tra le altre cose un «cruscotto informativo» in grado attraverso un cursore, «di poter definire il distanziamento e di rendere evidente, segnalandoli "in rosso", i casi in cui gli spazi delle aule non siano sufficienti ad accogliere tutti gli studenti». Nella nuova bozza, in ogni caso, resterebbero tutti i nodi che non vanno giù a chi è sceso in piazza: la possibilità di prevedere turni differenziati, i gruppi di apprendimento, la didattica digitale integrata e le lezioni anche di sabato.

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