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Giuseppe Conte, crisi di governo alle porte. "Pd e M5s, accordo e nuovi equilibri". Retroscena: lo fanno fuori

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Forse la crisi di governo è davvero alle porte. Per Giuseppe Conte sono ore pesantissime: da un lato l'avviso di garanzia per la gestione della prima fase dell'emergenza coronavirus. Dall'altra, rischio molto più immediato e concreto, l'accordo elettorale che si sta facendo strada tra Pd e M5s. Sulla carta, una buona notizia per il premier. In realtà, spiega Repubblica, un avviso di sfratto. "Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio, Beppe Grillo e Matteo Renzi - scrive il quotidiano diretto da MaurizioMolinari - negli ultimi 15 giorni si sono sentiti e chiamati ripetutamente". Il voto sulla piattaforma Rousseau potrebbe dare il via libera ufficiale alla possibilità per il Movimento di sottoscrivere alleanze non solo con liste civiche ma anche con partiti tradizionali. Lo vuole Grillo, e ora lo vuole anche Di Maio. Tutto nell'ottima di "fermare le destre", come ha ripetuto Grillo allo stesso Conte. E per il presidente del Consiglio ora sta cambiando lo scenario. "Proprio gli ultimi passaggi gestiti dal capo del governo, quelli sulle alleanze e sulla riforma elettorale, non hanno prodotto risultati", sottolinea Repubblica. E il Pd, ecco il punto fondamentale, "non lo considera più garante della nuova legge proporzionale che era alla base del programma su cui un anno fa si è formato l'esecutivo". In altre parole, "si è indebolito nel rapporto con le forze che lo sostengono".

 

 

L'aver rinviato a settembre la riforma della legge elettorale secondo i democratici è "un vulnus" per la maggioranza. E nel Movimento 5 Stelle molti sospettano che Conte si stia muovendo con troppe libertà, e soprattutto con una visione "autoriferita". Stia pensando, in sostanza, a sé stesso più che al M5s che pure lo ha portato in politica. "Dopo il via libera in Europa al Recovery Fund - conclude Repubblica - si è aperta una prospettiva nuova nella maggioranza. L'occasione di gestire oltre 200 miliardi di euro in tre anni obbliga tutti i partner del governo a individuare nuove forme di convivenza e nuovi percorsi che possano portare almeno fino al 2022 con un equilibrio interno diverso rispetto a quello creato nel 2019". Un equilibrio che, con ogni evidenza, potrebbe non coinvolgere più Conte.

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