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Dagospia su Giuseppe Conte "anatra zoppa" , i siluri degli alleati: "Salvini mandato a casa per questo?"

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Giuseppe Conte è ormai un’anatra zoppa. I comportamenti del premier piacciono sempre meno agli alleati di governo, Matteo Renzi in testa. Da un paio di giorni il leader di Italia Viva è sul piede di guerra con il presidente del Consiglio perché contrario all’idea di governance del Recovery Fund ipotizzata da Palazzo Chigi: una task force composta dal premier, dai ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, da sei manager e centinaia di consulenti. Come riporta Dagospia, poi, i renziani frenano anche sulla risoluzione messa a punto dalla maggioranza per il voto sulla riforma del Mes il 9 dicembre in Aula. Loro, infatti, hanno deciso di apporre la firma dei capigruppo in calce solo dopo aver ascoltato l’intervento di Conte in Parlamento.  Mentre i grillini, tanto contrari alla riforma fino a un giorno fa, hanno già firmato e si sono detti pronti a votare sì. “La poltrona è la poltrona”, scrive Dago. Ma nella sua guerra contro Conte, Renzi non è solo. Sarebbe appoggiato clandestinamente da buona parte del Pd, a partire da Nicola Zingaretti, che “privo com’è di leadership naturale, fa il pesce in barile”.

Renzi intanto continua a dire no alla formula pensata da Conte per la gestione dei 209 miliardi in arrivo dall’Europa: “Insistere su una misura che sostituisce il Governo con una task force? Noi abbiamo mandato a casa Salvini per non dargli i pieni poteri, ma non è che li diamo a Conte”. E a preoccupare, come riporta Dagospia, è anche il fatto che il capo di governo non abbia ancora parlato dei manager dell’eventuale task force, che ovviamente verrebbero nominati da lui. “Lo farà come al solito all’ultimo minuto, col favore delle tenebre”, commenta Dago, secondo cui anche Luigi Di Maio non ne potrebbe più del premier. Tuttavia sa di non poter fare nulla per cambiare le cose, “presto inizierà il semestre bianco e le Camere non potranno essere sciolte. Certo, il logoramento non stop di Conte alla fine si può tradurre anche in un voto anticipato ma prima si deve fare una legge elettorale proporzionale, l’unica che potrebbe assicurare il ritorno a Palazzo Chigi”.

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