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Giorgia Meloni, l'emendamento sulla riforma Bonafede: la mossa di FdI, sudori freddi nel centrodestra

Giorgia Meloni

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La riforma Bonafede che congela la prescrizione dopo il primo grado di giudizio va avanti. Ieri 22 febbraio è stato respinto alla Camera l'emendamento di Fratelli d'Italia che prevedeva lo stop al provvedimento fino al 31 dicembre 2023. Quella di Giorgia Meloni era stata una mossa inaspettata per stanare la maggioranza. La norma ha infatti fatto traballare Lega, Forza Italia e Italia viva: per tutto il pomeriggio renziani, berlusconiani e salviniani, rivela il Fatto quotidiano in un retroscena, hanno ipotizzato di votare a favore. Alla fine si sono astenuti (evitando quindi di votare contro l’emendamento di Fdi, come indicato dal governo) mentre l’emendamento è stato respinto grazie ai voti di Partito democratico, Movimento 5 stelle e Leu. Su 418 deputati presenti, infatti, 227 hanno votato contro, 29 a favore e 162 si sono astenuti. 

 

 

La sospensione della riforma Bonafede durante il governo precedente era stata molto discussa, auspicata da Pd, Italia viva e Forza Italia in nome della durevole durata del processo ma era stata momentaneamente accantonata per non influenzare l'accordo con i Cinque Stelle.  Quindi Andrea Delmastro Delle Vedova, del partito di Giorgia Meloni, ne ha presentato uno analogo così da far emergere le contraddizioni interne alla attuale maggioranza in tema di giustizia.

 

 

E così infatti è stato. "Credo che non sia una battaglia solo di FdI ma di tutto il centrodestra. E anche di Italia viva". “La ministra Cartabia ha detto che la prescrizione si discuterà insieme a tutta la riforma del processo penale? Benissimo, io sono il primo a essere d’accordo con la guardasigilli", spiega Delmastro. "Infatti il mio emendamento non è abrogativo ma sospensivo: congeliamo la legge Bonafede in attesa di riformare tutto il resto". E ancora, dice poi al Tg1: "I cittadini non sono sudditi da sottoporre a vita a processi come indagati o come imputati. Abbiamo chiesto di archiviare l’infausta parentesi di Bonafede, siamo rimasti soli ma per noi questa è una battaglia di civiltà e non ci fermeremo". 

 

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