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Matteo Salvini chiama Gabriele Albertini per la corsa a Milano: "I sondaggi ti danno davanti a Beppe Sala"

Massimo Costa
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Una telefonata - diceva il famoso spot della Sip - allunga la vita. A Milano una telefonata potrebbe far partire la riscossa del centrodestra in vista delle elezioni comunali di ottobre. Il leader della Lega Matteo Salvini lunedì ha infatti chiamato l'ex sindaco Gabriele Albertini, primo cittadino dal '97 al 2006 e protagonista della rivoluzione urbanistica del capoluogo lombardo: potrebbe essere lui - il politico 70enne tuttora amatissimo dai milanesi - a sfidare il sindaco uscente Beppe Sala 15 anni dopo la scadenza del secondo mandato. Il primo contatto tra i due, positivo, potrebbe preparare il terreno a una ricandidatura per lavorare alla seconda rivoluzione di Milano: quella del post-Covid. Gli ultimi sondaggi danno Albertini in vantaggio di un punto in un testa a testa con Mister Expo, che dopo un lungo tentennamento ha sciolto le riserve il 7 dicembre. Sfumato un possibile incarico a Roma, Sala ha scelto di iscriversi ai Verdi europei e con ogni probabilità imbarcherà anche i grillini nel suo cartello elettorale. Albertini potrebbe essere in grado di portare un bacino di voti personali che potrebbe fare la differenza, soprattutto nel centro storico.

 

 

SCENARIO MUTATO
Fino a ieri l'ostacolo più grosso al suo ritorno in campo sembrava proprio Matteo Salvini, visto che Albertini ha avuto più di un battibecco con il Carroccio. La Lega, poi, ha sempre sposato l'idea di cercare un nome «civico» slegato dai partiti, ma ora lo scenario è cambiato e in una campagna elettorale anomala (i comizi e gli incontri nei quartieri saranno ridotti per le norme anti-Covid) la popolarità di Albertini è un vantaggio che non ha nessuno degli altri papabili. Da Roberto Rasia, dirigente della Pellegrini, a Simone Crolla, consigliere delegato della Camera di Commercio Usa in Italia, fino a Riccardo Ruggiero (imprenditore ed ex «capo» di Sala in Telecom). Albertini, nei giorni scorsi, aveva aveva declinato in pubblico l'offerta ma aveva lasciato aperto uno spiraglio: «Ricevo molte telefonate ma non ho questo obiettivo. Però anche nel 1997 avevo detto di no per quattro volte...». Chi lo conosce bene sostiene che, davanti a una richiesta ufficiale dei leader nazionali, potrebbe decidere di candidarsi. I toni della telefonata di Salvini, che ha lodato i grandi risultati dell'amministrazione Albertini, sarebbero piaciuti all'ex sindaco. I tempi, in ogni caso, non saranno brevissimi: Lega e Fratelli d'Italia sono ai ferri corti a Roma per la questione del Copasir, e c'è ancora da incastrare il puzzle delle candidature nelle altre città. Le tensioni con il partito della Meloni sono alte soprattutto nella scelta dell'uomo giusto per il Campidoglio. Ieri Salvini ha detto che i nomi «verranno presentati entro aprile». Salvini, Meloni e Berlusconi devono trovare la quadra sui candidati, e non è escluso che si slitti a maggio.

 

 

PARTITI FAVOREVOLI
A Milano gli esponenti locali dei partiti sembrano favorevoli all'idea del ritorno in campo di Albertini (che nel 2013 corse in solitaria anche per le regionali lombarde conquistando il 4%). Fabrizio De Pasquale, capogruppo di Forza Italia in Comune, è soddisfatto: «Siamo molto contenti che i leader nazionali stiano guardando a figure che rappresentano il buongoverno di Forza Italia e del centrodestra. Speriamo che trovino presto un accordo. Un duello tra Albertini e Sala sarebbe la sfida tra opere che si possono toccare con mano e immagini che si vedono su Instagram. Il raffronto tra le cose fatte dai due è umiliante per Sala». Stefano Maullu, coordinatore cittadino di Fratelli d'Italia, è sicuro: «Se Albertini accettasse sarebbe una ottima notizia, lavorerà per la nuova rinascita di Milano. È stato un ottimo sindaco, pragmatico, con un rapporto stretto con la vera identità di Milano, lontana dalle ideologie».

 

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