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Pier Carlo Padoan, la rivolta di Lega e FdI: "Imbarazzante, deve dimettersi". Mps, il caso dell'utile a 327 milioni

Sandro Iacometti
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Una buona notizia per chi, come il ministro Daniele Franco, è convinto che una Mps più forte possa essere venduta dallo Stato con meno esborso di denaro pubblico o per chi, come i critici della cessione ad Unicredit, pensano ancora che la banca possa farcela da sola? Sta di fatto che all'indomani dell'audizione del titolare di Via XX Settembre, che aveva peraltro anticipato il buon andamento di bilancio, il Monte ha sfoderato una delle sue migliori semestrali. «La più bella degli ultimi 5 anni», dice con orgoglio l'ad Guido Bastianini. I numeri, in effetti, non sono da buttare. Anzi. Al 30 giugno 2021 il risultato operativo netto è positivo per circa 327 milioni (203 nel primo trimestre e 124 nel secondo), a fronte di un valore negativo per 149 milioni registrato nello stesso periodo del 2020. Il risultato operativo lordo si è attestato a 491 milioni, in rialzo del 30,7%, mentre i ricavi complessivi ammontano a 1.564 milioni di euro, in crescita del 7,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, grazie soprattutto all'aumento delle commissioni nette, pari a 755 milioni (+8,7%). Anche per quest'ultimo dato si tratta del miglior risultato da tre anni a questa parte. L'utile della capogruppo, infine, ha chiuso i sei mesi a 202 milioni, contro una perdita di oltre un miliardo conseguita lo scorso anno.

 

 

BUONI NUMERI
Bastano un po' di buoni numeri a far dimenticare i guai di Mps? La Borsa, almeno per un giorno, si è accontentata. Il titolo ieri ha corso per tutta la giornata chiudendo la seduta in aumento del 4,85%. Ma l'euforia è dovuta, probabilmente, più alla determinazione mostrata mercoledì sera dal ministro Franco nell'andare avanti con l'operazione che al conto economico. Se andiamo a guardare i dati patrimoniali, infatti, il totale dell'attivo è sceso del 3,1%, ma sono invece saliti i crediti deteriorati, da 4 a 4,2 miliardi. Il patrimonio è cresciuto, ma di poco, attestandosi un pelo sopra i 6 miliardi. Insomma, tutti gli indicatori che qualche giorno fa hanno spinto la Bce a piazzare in fondo alla classifica delle banche europee sono ancora lì, a gettare ombre sul futuro di un istituto che verrebbe travolto al primo stormir di fronde. Sul piano di acquisizione da parte di Unicredit, Bastianini, che fino a ieri continuava a spingere l'opzione stand alone, non ha voluto aprire bocca: «C'è un accordo di riservatezza che regola l'accesso alla data room Mps. Non siamo in posizione di rispondere a domande sulla potenziale operazione». Detto questo l'ad ha voluto sottolineare che il piano è coerente con gli impegni presi con la Ue e che l'operazione di rafforzamento patrimoniale da 2,5 miliardi, inizialmente prevista nel terzo trimestre 2021, «possa essere temporalmente collocata nel primo semestre 2022». E comunque, ha aggiunto il cfo Giuseppe Sica, non ci sarà alcun problema sul Cet1, il capitale di migliore qualità.

 

 

SOLUZIONE STRUTTURALE
Qualche apertura nei confronti dell'azionista, comunque, c'è stata. La banca, ha detto Bastianini, «non ha rivisto il proprio capital plan. Le priorità vanno verso una soluzione strutturale, e in questa prospettiva Unicredit si inserisce perfettamente». E sulla soluzione strutturale, dopo l'audizione del ministro dell'Economia, sembra essersi un po' placato, seppure non di molto, il fuoco incrociato della politica. Ieri più che il governo nel mirino è finito Pier Carlo Padoan. «È stato vergognoso nominarlo in quel ruolo. Aveva delle responsabilità da ministro sul caso Mps», ha tuonato la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni a Milano a margine dell'incontro con il candidato sindaco Bernardo. Ancora più diretto Matto Salvini: «Non permetteremo che con denaro pubblico degli italiani si rimedi agli errori del Pd. Anzi noi ci aspettiamo le dimissioni del signor Padoan». 

 

 

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