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Claudio Borghi e il Green pass, la "frase rubata" alla Camera: "Troppi controlli, qua mi tocca..."

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Le parole di Matteo Salvini sull'obbligo di Green pass esteso anche ai parlamentari sembrano indirizzate a Claudio Borghi: "Se la politica impone un lasciapassare agli altri lavoratori, i politici devono essere i primi a rispettare questa regola - ha spiegato il leader della Lega -, perché non è possibile chiedere il pass all'operaio di Fincantieri e pretendere di andare tranquilli in Regione o in Parlamento". Borghi però la pensa diversamente: è il leghista più fieramente no Green pass (e assai scettico sui vaccini) e ha già annunciato un possibile ricorso alla Consulta sulla decisione del governo di estendere anche a Palazzo Madama e Montecitorio l'obbligo di esibire il certificato per potervi accedere. 

 

 

 

 

"L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul Green pass. La sovranità appartiene al governo, che la esercita come gli pare", scriveva l'economista sui social, aggiungendo poi: "Mi preoccupano i diritti dei lavoratori, non quelli dei parlamentari".

 

 

 

 

 

Ancora più estremo l'ex compagno di partito, ma collega di molte lotte (fin dai tempi della Gabbia, su La7) Gianluigi Paragone. Ex senatore M5s, offi fondatore di Italexit e finito nel Gruppo Misto, ha promesso: "Forzerò ogni blocco e se mi dovessero mettere le mani addosso, li denuncerò alla procura. Siamo ai limiti del fascismo. Così si limita la possibilità di rappresentare il popolo che la pensa diversamente e io sono il rappresentante di tutto il popolo".

 

 

 



In ogni caso, è Borghi a finire nel mirino dei commentatori su Twitter ma pure della satira, non solo di sinistra. Ad esempio in prima pagina sul Tempo il sapidissimo Osho regala una foto-vignetta memorabile. Il leghista fa capolino da un portone (non è quello della Camera, ma fa lo stesso) con sguardo preoccupato e tra sé e sé riflette: "Niente, ce stanno troppi controlli. Me tocca scavarcà da dietro". E poi qualcuno ha ancora il coraggio di dire che gli onorevoli italiani non sono attaccati al lavoro. 

 

 

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