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Pierpaolo Sileri, "o taci o sono pronti i dossier contro di te". Covid, retroscena: le minacce dal ministero

Elisa Calessi
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Minacce a Pier Paolo Sileri: i colleghi della task che lo ridicolizzavano: «A Silè, non portà sfiga». E poi dati mancanti, sottovalutazioni, impreparazioni. Al ministero della Salute, per esempio, «non avevano la contabilità delle polmoniti recenti: le polmoniti di fine 2019 non sono state contabilizzate fino a maggio 2020, quando il primo traumatico lockdown era già finito e trentamila persone erano già decedute». Questo e molto altro si legge nel libro La grande inchiesta di Report sulla pandemia (350 pagine, 19 euro) di Cataldo Ciccolella e Giulio Valesini da oggi in libreria per Chiarelettere. Il passo successivo potrebbe spettare ai pm, come anticipa lo stesso libro: «Siamo riusciti a ottenere della documentazione interna molto eloquente: ci chiediamo se questo testo non possa essere l'interruttore che farà scattare nella Procura di Roma un certo interesse nei confronti del tema».

 

 

 

 




DENUNCIA - Tutto comincia il 26 febbraio 2020, quando la segreteria del viceministro Sileri «si è messa in contatto con l'Ufficio prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionale, guidato da Francesco Paolo Maraglino». Chiede, via mail, «i dati relativi al numero dei ricoveri a seguito di polmonite nelle regioni indicate per i mesi di gennaio e febbraio 2020». Continua il libro: «La prima risposta doveva essere sembrata poco esaustiva a Sileri, che tramite il suo segretario Francesco Friolo tornò alla carica, rincarando la dose. Il 9 marzo scrisse al segretario generale del ministero della Salute Ruocco, chiedendo i dati del 2019: "Pregiatissimo segretario generale, il viceministro è rimasto perplesso del tempo impiegato per fornire una "non risposta" come quella pervenuta. Detto questo, il viceministro attende cortesemente l'invio dei dati relativi al numero dei ricoveri per polmonite in Lombardia e Veneto per il 2019, attendendo inoltre, nella giornata del 16 marzo, i dati riguardanti il mese di gennaio 2020».

 

 

 

 

 



SOLLECITO - Il sollecito, però, fa arrabbia re Ruocco, il segretario genera le del ministero, che incalza il direttore Maraglino «con un'email a caratteri cubitali». Il libro la riporta: «MANDATE QUEI DATI A SILERI!!!!! fateli girare. GR». Ebbene, «il 19 mar zo una risposta arrivò», ma «ciò che il viceministro e il suo staff scoprirono quel giorno fu che i dati non c'erano e ci sarebbero voluti ancora due me si, fino al 23 maggio, per avere una risposta più comprensiva, il cui succo però sarebbe stato che non c'erano numeri completi nemmeno per l'anno precedente». Insomma, «a metà marzo nessuno aveva il polso della situazione, contro ogni linea guida dell'Oms e contro l'impegno dell'Italia a mantenere la capacità di risposta». Il libro-inchiesta di Report punta i riflettori sul ministero della Salute, lasciandosi guidare dall'unica persona che si salva: Sileri. Si legge: «Sileri sembra essere un corpo estraneo, tollerato più che coinvolto. Tra gennaio e febbraio del 2020 mandava e-mail per chiedere del piano pandemico e per avere i dati sulle polmoniti anomale, nelle riunioni della task force chiedeva i ventilatori polmonari, ricevendo risposte imbarazzanti. E sono arrivate anche le minacce e la voglia di mollare tutto». Dice Sileri: «Mi è stato detto che se continuavo a rompere le scatole- dicevo "Acquistate, acquistate, acquistate!", "Fate, fate, fate!" - sarebbero usciti dei dossier contro la mia persona e contro il mio capo segreteria, che ha preferito non fare il nome di chilo avrebbe minacciato». La task force del ministero della Salute avrebbe, poi, a lungo sottovalutato l'emergenza Covid, anche dopo il 31 gennaio 2020, quando già in Italia era stato dichiarato lo stato di emergenza.

 

 

 

 

 

 

 

«Nei primi giorni di febbraio, durante una riunione della task force, il viceministro Sileri», raccontano gli autori, «appena rientrato da Wuhan- la città cinese ormai tristemente nota a tutti come focolaio della pandemia-, aveva messo in guardia sui pericoli del virus, ma a noi ha rivelato: "Un autorevole componente della task force, si gira verso di me e con le mani sulle parti basse, in maniera plateale, davanti a tutti esclama: "A Silé, e nun porta' sfiga!"». Ancora: «Ranieri Guerra condivise con Tedros, in un rapporto di missione del 16 marzo 2020, le sue perplessità sia sulla scarsa preparazione italiana. Dunque Guerra la pensava in modo molto simile a Zambon». Il 3 febbraio 2020 arriva un nuovo alert della Protezione civile: «È stata individuata una seconda città in quarantena, Wenzhou, che conta 9 milioni di abitanti. Per questi, al momento non c'è stata alcuna richiesta di rimpatri», si legge. «Wenzhou, la città da cui proviene il novanta per cento degli immigrati cinesi in Italia, era stata messa in quarantena», sottolineano gli autori. «Si sarebbe potuto già pensare che, se il Coronavirus era dilagato a Wenzhou, allora poteva essere già arrivato in Italia da qualche settimana». Invece non si fece niente. O poco.

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