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Massimiliano Fedriga accusa: "Gli sciacalli del virus, speculano su chi rifiuta il vaccino. La paura rende..."

Pietro Senaldi
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«Sì, dallo scorso lunedì il Friuli Venezia Giulia è in zona gialla ma, grazie alle disposizioni proposte dalle Regioni, per chi è vaccinato o ha superato la malattia non cambia nulla. Di fatto questa platea di persone potrà accedere alle attività, questa è la grande differenza rispetto all'anno scorso quando invece chiudeva tutto per tutti». Massimiliano Fedriga, presidente della Regione, è il volto Sì vax della Lega. «Ma nella lotta al Covid» spiega, «la politica non conta, non ho mai preso una sola decisione pensando alle ripercussioni in termini di consenso, ogni provvedimento ha avuto solo ragioni sanitarie di contenimento dell'epidemia e, al contempo, serviva a salvaguardare il tessuto economico e lavorativo».

 

 

 

Lei è anche presidente della Conferenza delle Regioni, che da due anni concordano una strategia comune contro il Covid: non è una beffa che proprio il suo territorio sia il primo a entrare in zona gialla?

«Confiniamo con Slovenia e Austria, terre con percentuali di vaccinati basse dove sta impazzando la quarta ondata, e inoltre le manifestazioni No vax hanno provocato il più grande focolaio nella storia della pandemia in Friuli Venezia Giulia».

Anche per lei l'equazione è niente vaccino uguale Covid, come per Draghi e per il premier tedesco, secondo il quale tra un anno saremo tutti vaccinati, guariti o morti?

«Ci si può ammalare anche se vaccinati, ma è un fatto che nella mia regione i non vaccinati sono meno del 15% ma occupano più del 65% dei letti in ospedale. Il che significa che se tutta la popolazione fosse immunizzata, oggi la Regione non sarebbe in zona gialla».

Quanto è preoccupato?

«L'anno scorso di questi tempi eravamo in arancione, con ristoranti e palestre chiuse, il 5 dicembre 2020 avevamo 58 persone in terapia intensiva e 640 ricoverate in area medica. Oggi (ieri ndr) gravi sono 25 e quelli ricoverati meno di 281».

Mai pensato di chiudere le frontiere, l'anno scorso Vienna e Lubiana con noi lo hanno fatto?

«Non cerco ritorsioni ma la salute dei cittadini e la garanzia della massima libertà. Oggi le frontiere quasi non esistono più, con Austria e Slovenia c'è una condivisione quotidiana della vita. Certo va controllato il Green pass a chiunque varchi la frontiera».

Come vede l'evoluzione del contagio nelle prossime settimane?

«Le previsioni sono difficili perché il virus ci ha smentito tante volte. La risalita dei contagi con il ritorno del freddo era prevista, ma la quarta ondata è bassa rispetto allo scorso anno in termini di ospedalizzazioni e decessi e questo solo grazie al vaccino. Comunque, è probabile che per Natale molte altre Regioni saranno in giallo».

Saltano le vacanze anche quest'anno?

«No, e qui sta la novità che i vaccini hanno reso possibile: per vaccinati e guariti gli alberghi e gli impianti sciistici restano aperti anche in arancione, il che mette in sicurezza le attività economiche».

E in zona rossa?

«Al momento valgono le regole dell'anno scorso, con il lockdown e il fermo attività, ma potranno essere riviste prima di raggiungere i livelli d'allarme della zona rossa. L'obiettivo è che quest'anno l'Italia non si fermi».

Cosa possiamo fare per cercare di arginare la quarta ondata?

«Bisogna fare la terza dose, o la prima, per chi ancora non si è vaccinato. A questo proposito, i dati degli ultimi giorni sono confortanti, segnalano una ripresa della profilassi di massa».

Lo ammetta presidente, siamo partiti in ritardo con la terza dose?

«Io la sollecito da quest'estate».

Piuttosto inascoltato...

«C'è stato un rallentamento nei mesi autunnali. In effetti non è stata fatta un'incisiva campagna di sensibilizzazione sulla necessità della terza dose. Forse l'estate 2020 non è servita da lezione e i buoni dati del settembre 2021 ci hanno fatto ripetere gli errori dell'anno scorso. Con la terza dose bisognava partire prima, ora c'è un effetto imbuto. I centri vaccinali e gli hub sono indispensabili per effettuare vaccinazioni di massa».

Non conviene introdurre l'obbligo di vaccino e non pensarci più?

«Di fatto il Green pass favorisce la partecipazione alla campagna vaccinale».

Altri Paesi lo hanno previsto una volta entrati nel caos, non converrebbe che l'Italia lo introducesse senza vie surrettizie prima di tornare a situazioni drammatiche?

«L'Italia ha sempre seguito un approccio ragionato, con un percorso di accompagnamento. Altri Paesi hanno atteso troppo prima di intervenire. Se le prenotazioni di prime e terze dosi continuano a crescere con il ritmo degli ultimi giorni, l'obbligo vaccinale non sarà necessario».

C'è chi dice che il Covid ha dimostrato che la sanità dev'essere centralizzata...

«Chi lo dice non ha capito cosa è successo in questi due anni. Le Regioni sono state in prima linea, hanno fatto quasi tutto. Dai tracciamenti alla profilassi, dalle cure alla prevenzione, hanno dato un contributo determinante alla lotta alla pandemia. E non a caso tutte le Regioni, anche quelle del Sud, anche quelle guidate dal centro-sinistra, chiedono più autonomia».

Durante la prima ondata si è scatenata una guerra mediatica contro le Regioni governate dal centrodestra, soprattutto la Lombardia. Si è speculato politicamente sul Covid?

«C'è stata dell'ideologia nell'attacco alle Regioni, una certa rivalità e gelosia da parte del potere centrale verso quello territoriale. Con Draghi la musica è cambiata e ora c'è grande collaborazione tra esecutivo e Regioni».

 

 

 

Che idea si è fatto dei No vax?

«C'è una parte minoritaria di talebani, complottisti e diffidenti della scienza. Questi non li convinceremo mai. Gli altri sono persone che hanno paura e i cui timori vengono alimentati dalla cattiva informazione».

Dai cosiddetti cattivi maestri?

«In tanti hanno speculato sui No vax, e spesso lo hanno fatto in malafede. Evidentemente alimentare i dubbi dei No vax rende».

Il governo ha sbagliato qualcosa?

«Errori di comunicazione ce ne sono stati. E poi a cosa serve l'uso dei testimonial? La campagna d'informazione dovrebbe essere esplicativa e scientifica, non emotiva. Bisogna tranquillizzare e dare dati, non suggestionare o aggredire».

Si dice che i No vax sono di destra...

«Questa è un'altra fake news: in piazza a Trieste ho visto di tutto».

Si aspettava che il Paese si spaccasse così sui vaccini?

«Io temevo che dopo il lockdown ci sarebbero stati enormi problemi economici, con relativi scontri di piazza e manifestazioni oceaniche. Invece assisto a una sparuta ma rumorosa minoranza che protesta contro la scienza».

C'è chi dice che invece è una protesta politica, con mirate finalità eversive...

«Non direi sovversivi, ma antigovernativi sì».

Anche la Lega ha avuto posizioni antigovernative sul Covid...

«Sui vaccini mai. C'è stato un forte dibattito sui limiti del Green pass, ma è normale che in un partito così grande si discuta sui singoli provvedimenti. Altre parti politiche si dividono sulla visione del mondo, ma sostengono che le loro spaccature non sono altro che indice di una vivace capacità di dibattito. Noi discutiamo sull'estensione delle restrizioni e ci descrivono in pezzi. Comunque alla fine Salvini ha trovato la sintesi e oggi divisioni sono alle spalle».

Però le avete pagate in termini d consenso...

«Quando affronto il Covid penso a salvare la pelle dei miei concittadini e ad aiutare il mondo produttivo non a convincerli a votare Lega. Penso che l'epidemia non sposti voti da destra a sinistra o viceversa. L'unico effetto politico credo che sia stato un rafforzamento dell'immagine delle Regioni, che hanno dimostrato di avere il polso della situazione».

Il sostegno al governo però vi ha danneggiato, è incontestabile...

«Sosteniamo il governo per lungimiranza. Salvini ha dimostrato di essere un vero leader, anteponendo gli interessi del Paese a quelli personali. La scelta di entrare nella maggioranza è stata lungimirante, va valutata negli anni, non nei mesi. La Lega è un partito troppo grosso, sarebbe stato impossibile non mettersi in discussione e restare a guardare, sperando di speculare qualche voto: ma soprattutto, sarebbe stato irresponsabile».

Sostenete il governo di tutti oggi per poter governare da soli come centrodestra domani?

«Il primo partito se c'è un'emergenza nazionale non può restare in disparte».

Fratelli d'Italia vi ha raggiunto perché voi sostenete il governo...

«Ci ha raggiunto perché la Meloni è brava e da sola all'opposizione ha praterie scoperte da cavalcare. Ma sono certo che nel medio periodo la scelta della Lega di governare pagherà. Finita l'emergenza sanitaria potremo fare la nostra politica e riprendere gli spazi persi».

Per la Lega però il governo del territorio è sempre più facile di quello romano...

«Non è vero, basti pensare a cosa ha fatto Salvini da ministro dell'Interno. Diciamo che nelle Regioni le maggioranze di governo sono omogenee e stabili, mentre a Roma cambiano di continuo e questo indebolisce i governi e ammazza la politica, sostituita da una burocrazia conservatrice. Questo a livello internazionale demolisce l'Italia».

Ora però c'è Draghi...

«Lui ha grande autorevolezza, ma nel dibattito sul Quirinale non mi faccio tirare dentro...». 

 

 

 

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