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Silvio Berlusconi spiazza il centrodestra: "Quirinale? Non ho ancora deciso". Il vertice slitta, gira una voce da Forza Italia

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"Devo ancora decidere". Silvio Berlusconi non ha sciolto le riserve sulla sua candidatura al Quirinale nemmeno davanti ai ministri di Forza Italia. E ora ci sarà il faccia a faccia via zoom con i leader alleati, lui ad Arcore e Meloni e Salvini a Roma. Un faccia a faccia che doveva cominciare alle 16 ma che è slittato di due ore abbondanti proprio per il prolungarsi del confronto tra gli azzurri.

 

 

 


Salvini, Meloni, Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa e Giovanni Toti aspettano, e qualcuno si arrabbia come Osvaldo Napoli, ex forzista oggi deputato di Coraggio Italia: "Convocare un vertice da remoto, senza sapere quante persone ascoltano, è l’ultima scivolata, almeno si spera, del centrodestra. Com'è pensabile, senza perdere in credibilità, trattare una vicenda tanto cruciale come è l’elezione del presidente della Repubblica con tanta superficialità e approssimazione?". Polemiche che lasciano però spazio alla vicenda centrale, cioè il nome che il centrodestra proporrà per il Colle .

 

 

 



Ed è Antonio Tajani, numero 2 di Forza Italia, a rendere nota la posizione del partito a Lega e Fratelli d'Italia: "Draghi deve restare premier, e nessun rimpasto di governo". Un bel problema per Salvini e Meloni, che proprio in Draghi avevano il candidato "naturale" nel caso di rinuncia di Berlusconi. "Stiamo lavorando su una soluzione positiva, rapida ed efficace. Per trent’anni hanno sempre imposto e proposto gli stessi. Oggi i numeri dicono che il centrodestra è maggioranza dentro e fuori il Parlamento, e chi ha la maggioranza ha l’onore e l’onere di fare delle proposte, senza veti. La Lega punta a dare un o una Presidente della Repubblica che possa portare il Paese fuori da questa fase, ma il peggio è passato, sono ottimista", aveva commentato il leader della Lega. E chissà che il nome possa arrivare non solo dal vertice di sabato sera del centrodestra, ma pure dall'incontro tra Salvini ed Enrico Letta, leader del Pd, atteso sempre sabato sera o, molto più probabilmente, domenica mattina.

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