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Giorgia Meloni, Giovanni Orsina: "Come vogliono tagliare fuori Fratelli d'Italia, anche con il 30%)

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Per Giorgia Meloni è in vista una fregatura elettorale di dimensioni storiche: per governare potrebbe non bastargli nemmeno prendere il 30%. La legge elettorale, si sa, di norma la fa la maggioranza o per favorire nuovi assetti alle urne o per "avvelenare i pozzi" e, solitamente, rendere meno netta la vittoria più che probabile delle opposizioni. Nel caso di Fratelli d'Italia, sono validi entrambi i sospetti essendo quello della Meloni l'unico partito a non sostenere il governo di Mario Draghi in Parlamento. Non solo, FdI è stato anche il solo movimento a non appoggiare il bis del presidente Sergio Mattarella al Quirinale. Un doppio strappo politico che secondo Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government, potrebbe costare carissimo a Giorgia e i suoi fratelli. 

 

 

 


Pesa, peraltro, lo stato dell'alleanza di centrodestra, che il politologo intervistato dal Giornale definisce "comatoso". "È una crisi che va avanti da tempo. A destra per molti anni Berlusconi è stato un elemento centripeto di ricomposizione. Oggi Salvini vorrebbe rappresentare un nuovo punto di tenuta che, però, chiaramente non sta funzionando". Secondo Orsina, senza questa legge elettorale "non ci sarebbe neanche più il centrodestra", perché "ci sono divergenze interne, sia politiche sia di natura personale".

 

 

 

 

Lo scenario. non a caso, è incerto. La proposta di Salvini di formare un nuovo "Partito Repubblicano", unificando Lega e Forza Italia, "fatta in questi termini, non ha senso", né in chiave maggioritaria (sbagliato escludere la Meloni) né in chiave proporzionale, come con ogni probabilità sarà l'impianto della nuova legge. La "torsione neocentrista", sottolinea Orsina, è probabile e porterà con sé "il rischio del ritorno a un modello di democrazia bloccata in stile Prima Repubblica, con Meloni e forse anche Salvini tagliati fuori come allora lo era il Partito comunista, senza che vi siano la grammatica istituzionale e i partiti forti della Prima Repubblica".

 

 

 


Se Forza Italia da sola può ambire al 10%, spiega il politologo, diverso il discorso per la Meloni: "Rischia di fare la fine di Marine Le Pen, soprattutto con una legge elettorale proporzionale. Già adesso sta montando nei sondaggi e può crescere ancora. Ma se ti tagliano fuori puoi anche arrivare al 30%, non ci fai poi molto". Mentre Salvini "deve decidere se vuole andare verso il proporzionale e provare a essere accettato come possibile partner di governo guardando al centro oppure giocarsi la partita bipolarista e ritrovare un accordo con Meloni".

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