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Enrico Letta disperato: "Basta populismo", ecco da chi si fa ricattare il leader Pd

Andrea Valle
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 Nel grande suk del centrosinistra, dove si contrattano alleanze e si innalzano veti contro i possibili alleati, irrompe anche Clemente Mastella. Il sindaco di Benevento e storico esponente democristiano vorrebbe entrare nella coalizione di centrosinistra, e prosegue il pressing sul Pd mostrando un secondo sondaggio il quale senza alleanza in Campania con «Noi di Centro» i dem finirebbero per perdere le elezioni nazionali. «In Campania noi siamo una forza reale e valiamo il 9%» attacca Mastella. «In Puglia arriviamo al 5%, in Basilicata al 4% e in Molise al 5%. Noi siamo un'entità. La formula è già stata usata con Vincenzo De Luca, occasione in cui le aree di centro sono state così forti (7%) per cui abbiamo vinto rispetto al centro destra. Però se questa logica non si segue io non chiedo nulla a nessuno, né qualcuno mi ha chiamato. Noi ci presentiamo per i fatti nostri». Insomma, Clemente aspetta una telefonata dal Nazareno che non è ancora arrivata. «Enrico Letta non mi ha chiamato, dal territorio sì, sono tutti preoccupati. L'Ulivo ha vinto con me nel 2006, dopo non ha più vinto un'elezione».

 

Intanto il segretario Pd cerca di barcamenarsi tra i potenziali alleati riottosi. «Questa legge elettorale una maggioranza la darà» ha detto ieri il leader del Pd. «Il risultato sarà chiaro: o sole o luna. Non ci sarà una terza strada. La legge elettorale fa vincere gli uni o gli altri». Carlo Calenda, numero uno di Azione, conferma l'apertura a un'alleanza con il centrosinistra. «Questa legislatura è stata la peggiore della storia repubblicana. Cerchiamo una fine più decorosa» ha detto Calenda. «Evitiamo populisti di ogni colore. Ci sono macerie da sgomberare prima di ricostruire. I principi di governo li abbiamo presentati. Aspettiamo interlocuzioni di merito». Il Pd ieri ha fatto partire la campagna dei 100mila volontari. È stato infatti pubblicato l'appello a mobilitarsi per le elezioni del 25 settembre. «Questa è la campagna elettorale più importante degli ultimi anni» si legge nella chiamata alle armi. «Stavolta è vero. L'Italia rischia una derivazione pericolosa sui temi che più a cuore: i diritti e le libertà personali, il lavoro e la giustizia sociale, l'ambiente e la sostenibilità». Nelle liste Pd non ci sarà il sindaco di Bari Antonio De Caro («Resto a governare la mia città») né Goffredo Bettini: «Non ho nessuna intenzione di tornare nelle istituzioni» dice il padre nobile del Pd, «che ho lasciato spontaneamente non ricandidandomi al Parlamento Europeo dopo una sola legislatura». 

 

 

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