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Elezioni, perché la sinistra ha molto da imparare da Meloni e Salvini

Gianluca Veneziani
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Bisogna rispolverare il rasoio di Occam: entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem. Non è la traduzione in latino, dopo inglese, francese e spagnolo, del concetto che, con la destra al potere, tornerà il fascismo. Ma significa che non bisogna moltiplicare gli elementi più del necessario. E cioè, se hai validi concetti, bastano poche parole per esprimerli. Principio verissimo in campagna elettorale dove, nella scelta degli slogan, più si è brevi e più si è bravi.

 

 

 


La destra lo ha capito. Si veda il perentorio motto di Fratelli d'Italia, "Pronti", che evoca il «siam pronti» dell'inno nazionale, sostituendo però alla «morte» il compito di risollevare l'Italia. E si legga la parola d'ordine della Lega, "Credo", efficace e icastica, semmai solo ambivalente nel significato («credere» indica un atto forte di devozione/convinzione, ma può alludere anche a una posizione dubitativa: "io credo che...").

 

 

 


La sinistra ha molto da imparare. Lo slogan finora adottato dal Pd è "Insieme per un'Italia democratica e progressista" (42 lettere, un'enormità); quello di Fratoianni è "Difendiamo la Costituzione"; quello di Calenda "L'Italia sul serio"; quello dei grillini "Dalla parte giusta - Cuore e coraggio per l'Italia di domani" (47 lettere!). A sinistra non ci sono solo troppi simboli, troppi leader e troppe coalizioni. Ci sono anche troppe parole.
Anziché di Falce e Martello, dovrebbero dotarsi di un Rasoio. Di Occam.

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