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Alfredo Mantici, fondi russi: "Il dossier Usa è un avvertimento"

 Alfredo Mantici

Maurizio Stefanini
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La vicenda dei supposti finanziamenti russi a partiti rivelata dal Dipartimento di Stato: abbiamo fatto qualche domanda a Alfredo Mantici.
Oggi presso il grande pubblico è famoso soprattutto per il suo ruolo nel Quartier Generale del reality di Amazon prime Celebrity Hunted - Caccia all'uomo. Ma prima del reality è stato nella realtà davvero un pezzo grosso del Sisde, il servizio segreto interno italiano.

Allora, è credibile questa storia? Va letta come un avvertimento? Gli stessi americani dicono che comunque i russi, più che finanziare direttamente partiti loro amici, operano cercando di influenzare l'opinione pubblica attraverso i troll o la disinformazione.
Essenzialmente via social...

«La notizia dei 320 milioni di euro che sarebbero stati distribuiti in 20 Paesi è stata ufficialmente data dal ministero degli Esteri americano, dal Dipartimento di Stato. Quindi dobbiamo assumere che la notizia sia credibile. C'è però un dato che la rende sospetta, ed è la scelta dei tempi. Perché la notizia è di cinque anni fa, ma viene diffusa a due settimane dalle elezioni politiche in Italia. Il punto non è poi tanto se l'Italia è nella lista di questi Paesi, ma il dato è che la notizia in sé ha generato scompiglio nell'opinione pubblica italiana, scatenando comunque una serie di polemiche. Il tutto non era imprevedibile, nel momento in cui il Dipartimento di Stato per ordine di Blinken, segretario di Stato, diffonde la notizia. E sebbene si parli di interferenze russe attraverso dazioni di denaro qui abbiamo davanti, molto flagrante, una interferenza americana nelle elezioni politiche italiane. Con una notizia datata cinque anni fa».

 

 

E in realtà neanche data ma solo ventilata, perché potrebbe anche non starci l'Italia.
«Sì, però il risultato è stato comunque ottenuto, visto il vostro comportamento. Vostro, nel senso di voi giornalisti. Il 100% della stampa italiana si è aggrappato alla notizia e ha incominciato a dire che in queste elezioni c'è chi ha preso i soldi, indicando chili può aver presi, e chiaramente dalla parte dei possibili vincitori. Quindi, un risultato è stato comunque ottenuto. È stato un giochetto, più che di disinformazione, di manipolazione informativa. Molto ben fatto».

Ma a cosa servirebbe? Non credo che una cosa del genere cambierebbe un risultato elettorale ormai abbastanza determinato. Come ipotizzavo, serve come avvertimento?
«Anche. Può essere anche un avvertimento ai potenziali vincitori dicendogli; abbiamo qualcosa in mano che per voi è potenzialmente dannoso. Quindi mettiamoci d'accordo bene, in caso di vostra vittoria».

Anche al tempo del caso Savoini si disse qualcosa di simile, paradossalmente.
Che siccome quello era un hotel notoriamente monitorato dai Servizi russi dovevano essere stati proprio i Servizi russi a far filtrare quelle cose. Forse per un regolamento di conti interno, ma forse per mandare un avvertimento a Salvini, che in quel momento sembrava starsi avvicinando un po' troppo a Trump. Qualcosa del tipo: fai attenzione, che abbiamo cose sul vostro conto.

«Questi sono giochi di ricattini incrociati che nel mondo della intelligence sono abituali. Si fanno. È la guerra non convenzionale».

 

 

C'è un aspetto curioso, in tutto ciò. Una volta c'era quello che Alberto Ronchey aveva definito il fattore K, relativo ai comunisti...
«E adesso c'è il fattore P.
Putin....».

In base al fattore K, comunque, si diceva che i comunisti venivano discriminati perché gli americani facendo sapere che non li gradivano impedivano che arrivassero al governo. C'è una sorta di fattore K che adesso è pure entrato in opera, ma dall'altra parte.
Ai danni del centro-destra.

«Esatto. Gli americani sono nostri alleati, ma nel mondo dell'intelligence non esistono amici e alleati. L'unica figura da tutelare con l'intelligence è l'interesse nazionale. Punto. Quindi se qualcuno percepisce come interesse nazionale quello di tentare di alterare il possibile risultato delle elezioni italiane, questo qualcuno ci prova».

In conclusione?
«Noi pensiamo che nel mondo dello spionaggio e del controspionaggio esistano solo gli agenti segreti. Esistono invece, e sono importantissimi, anche gli agenti di influenza. Che non sono persone che vengono in un Paese ritenuto sensibile a rubare segreti, ma vengono a tentare di fare lobbying per il loro Paese o per gli interessi del loro Paese. Fanno lobbying negli ambienti politici, negli ambienti finanziari, negli ambienti industriali specialmente collegati al mondo della Difesa. E anche nell'ambiente della stampa».

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