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Nicola Fratoianni, il gioco sporco e la frittura mista indigesta

 Nicola Fratoianni

Gianluca Veneziani
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Quindi ora, dopo tutta la manfrina, Fratoianni in un'intervista al Corsera si dice disposto a fare un governo con Calenda «se si dovesse costruire un'alternativa alla destra... Del resto io mi ero battuto per un'alleanza più larga». Ah sì? Non ce ne eravamo accorti. Fratoianni non era quello che, dopo che l'alleanza larga era stata siglata, scriveva «Agenda Draghi? Non esiste. Lo ha detto Draghi stesso. Povero Calenda, deve correre in cartoleria a comprarsene un'altra»?

 

 

Ora per caso è andato anche lui a comprarsi un'agendina Draghi oppure Calenda gli ha prestato la sua? La cosa meravigliosa è però che Fratoianni vuol fare un governo con Calenda, ma è Letta in primis a non volere un governo con Fratoianni. Lo ha detto lo stesso segretario dem alcuni giorni fa ricordando che «con Fratoianni c'è un accordo per la difesa della Costituzione, non faremo il governo insieme».

 

 

Quindi la prospettiva è che si possano alleare in Parlamento coloro che non sono alleati in coalizione, mentre non si alleeranno in Parlamento coloro che adesso presentano gli stessi candidati all'uninominale. Ah, che magico mondo, la sinistra... E soprattutto: se l'obiettivo era battere la destra, come giura Fratoianni, non aveva senso creare un fritto misto prima delle elezioni, anziché ipotizzarlo dopo, quando i partiti di sinistra andranno in Parlamento quasi sicuramente da perdenti? Viene da pensare a male, e cioè che Fratoianni e compagni abbiano preferito perdere facile per non perdere la faccia poi, quando non avrebbero avuto idea di come affrontare la tensione sociale. Un Fratoianni comunista sollevato da una rivoluzione popolare sarebbe stato un singolare cortocircuito storico. Per evitarlo, compagno Nicola ha preferito affidarsi al motto «Hasta la derrota siempre», fino alla sconfitta sempre.

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