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Giorgia Meloni, Feltri: "Ero seduto al bar. E...", come ha vissuto il trionfo-FdI

Vittorio Feltri
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“Questa mattina, mi sono svegliato, o Letta ciao, Letta ciao, Letta ciao ciao ciao, e se n’è andato l’invasor”. Altro che 25 aprile, festeggeremo il 25 settembre una nuova liberazione. Benvenuti tutti nel Paese reale. Finalmente i comunisti sono sconfitti. Ieri, non appena desto, ho acceso il televisore e ho scoperto con somma letizia che GiorgiaMeloni, tanto vituperata, ha stravinto le elezioni affrancandoci - speriamo per sempre - dai cosiddetti progressisti, quelli che combattono i morti di settanta anni orsono, ossia i fascisti, gente ignota alle ultime tre o quattro generazioni.

Evidentemente prendersela con i defunti porta scalogna. Allo scopo di festeggiare lo storico evento, verso le 11 mi sono fermato al bar Basso di Milano, il locale dove è stato inventato il celebre Negroni sbagliato, migliore di quello giusto, e mi sono seduto a un tavolino all'aperto per sorbirmi un caffè in santa pace. I passanti, avendomi riconosciuto, si fermavano a salutarmi e a celebrare con me il trionfo della destra politica. Un po' imbarazzato sono stato al loro gioco e alla fine mi sono pure divertito. Forse ho esagerato nella esultanza, ma la mia città era scossa da un'aria frizzantina, fresca, che incitava all'allegria. Pareva quasi ci fossimo aggiudicati il podio ai mondiali di calcio. Per la prima volta dopo tanti anni i conservatori nella nostra Nazione, in cui non c'è nulla da conservare se non l'ottimismo, sono riusciti a sorridere dopo una elezione.

Ho partecipato ai festeggiamenti e ho inviato a Giorgia un messaggino per complimentarmi con lei. Da parecchio ero convinto che Meloni alle urne avrebbe stracciato tutti, e così è stato. La circostanza che ella sia una donna mi conforta: significa che la guerra fra i sessi è una idiozia. Finalmente avremo una signora a Palazzo Chigi e staremo a vedere cosa sarà in grado di combinare.

 


Nell'attesa mi sia concesso di rallegrarmi. Mi dispiace ma non mi sorprende che la Lega sia stramazzata al suolo. La responsabilità del tonfo credo sia di Matteo Salvini, al quale mi ero permesso in un recente passato di suggerire un cambiamento di linea. Trovavo assurdo che egli, già buon ministro dell'Interno, uscisse sbattendo la porta dal governo gialloverde per poi rientrarvi dopo dodici mesi in compagnia dei rossi lettiani, una manovra azzardata non gradita dai nordisti la quale ha fatto perdere al Capitano non soltanto la loro stima bensì anche i loro voti. Tanto è vero che al capo leghista, dopo l'ultima batosta, ora ballano i cerchioni ed egli rischia che gli sfugga di mano il timone del partito. La qual cosa mi addolora, tuttavia mi risulta inevitabile.

 

 


Salvini, criticato da me quando sbagliava in modo palese, ha smesso di salutarmi e di rispondere alle mie sollecitazioni, tanto peggio per lui che non ha saputo cogliere il senso delle mie raccomandazioni. Forse io di politica non capisco un tubo, eppure è un fatto che azzecco sempre ogni previsione. Mica perché sono un mago, ma, essendo un frequentatore di osterie, colgo gli umori del popolo e poi scrivo ciò che annuso e scorgo. Le cazzate le lascio esprimere agli insuperabili esperti. 

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