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Luigi Di Maio, "doppio processo": rovinato alla sbarra? I rumors

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Nubi nere sul futuro di Luigi Di Maio. L'ex ministro degli Esteri, dopo essere rimasto fuori dal Parlamento nonostante essere stato imbarcato dal Pd ed essersi dimesso dalla segreteria del partitino, Impegno civico, che lu stesso aveva fondato dopo la scissione dal Movimento 5 Stelle una manciata di mesi fa, potrebbe dover rischiare un doppio, pesante processo. Lo scrive il quotidiano Domani, diretto da Stefano Feltri. ricordando le due vicende risalenti al 2017 e al 2019, "che ora rischiano di avere conseguenze importanti".

 

 

 

Di Maio ha preferito non rilasciare dichiarazioni in merito a Domani. A parlare, dunque, per il momento sono i fatti. Nel 2017 Di Maio, allora capo del Movimento, aveva inviato all'Ordine dei giornalisti una "lista nera" di cronisti colpevoli, a suo dire, di aver diffuso "menzogne e notizie letteralmente inventate" sull'allora sindaca di Roma Virginia Raggi. Una delle croniste inserite nella blacklist, Elena Polidori del Quotidiano nazionale, ha così deciso di denunciare Di Maio per diffamazione. Il Gip chiede l'archiviazione ma la Polidori ottiene l'annullamento del decreto di archiviazione e gli atti arrivano alla Camera.

 

 


Nel 2019, a Non è l'Arena, Di Maio accusa un Caf "responsabile di indicare ai percettori del reddito di cittadinanza come aggirare le regole dello stato". Nel Caf operava anche l'Associazione lavoratori produttori agroalimentari ambientali (Alpaa) che però si tira fuori dall'accusa presentando un'altra querela per diffamazione. Anche questa vicenda ora arriva a Montecitorio: "Il parlamento deve verificare se per il procedimento è applicabile l'immunità parlamentare - scrive il Domani -.  Su questo deciderà la giunta per l'Immunità quando sarà formata, ma è significativo che Di Maio si stia trovando in questa situazione". E dopo aver per anni cavalcato il tema della sua abolizione in quanto privilegio dei politici, ora potrebbe avvalersene, altra ironia della sorte, in virtù di parlamentare, sì, ma ex.

 

 

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