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Matteo Salvini-Elon Musk, il contatto. E la sinistra impazzisce

Daniele Dell'Orco
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 Elon Musk sta sbaragliando la concorrenza e sta galoppando verso il titolo di nuovo nemico pubblico numero uno della sinistra americana. E per osmosi anche europea e italiana. Ha comprato Twitter denunciando le influenze antidemocratiche dei grandi movimenti "woke" che reprimono la libertà di pensiero, ha lanciato un sondaggio per riattivare l'account di Donald Trump, ha invitato gli utenti a votare per i repubblicani alle elezioni di mid term, ha dato degli straccioni agli ucraini (con annesso dietrofront) che non vogliono pagargli il suo servizio Starlink. Ora la ciliegina sulla torta: il flirt social con Matteo Salvini.

Il ministro per le Infrastrutture nelle scorse ore aveva auspicato un impegno in Italia da parte del ceo di Tesla. Imbeccato in proposito a casa sua, cioè su Twitter, Musk ha risposto: «Molto gentile, non vedo l'ora di incontrarlo». E il leader della Lega ha re-twittato il post rispondendo che «sarebbe un piacere e un onore. Per voi le porte del mio ministero sono sempre aperte».

POLO PER L'INNOVAZIONE
Di recente, in un convegno a Roma, il vicepremier aveva definito Musk «uno dei principali geni innovativi. Mi piacerebbe che potesse lavorare di più con l'Italia e in Italia visto che come Ministero delle Infrastrutture vorrei creare un polo di attrazione di investimenti e capitali stranieri che diventi un punto di riferimento per l'innovazione». Esplicito l'invito a investire e a credere nel nostro Paese: «So che ha qualche problema sullo sbarco in Germania, noi spalanchiamo le porte».

 

I problemi citati da Salvini sono quelli relativi all'apertura dell'impianto Tesla a Berlino, inaugurato in primavera grazie a un massiccio investimento da parte di Musk e dopo mesi di ritardi dovuti alle mancate autorizzazioni da parte delle amministrazioni tedesche e delle proteste degli ambientalisti. Dopo un periodo di assestamento in cui l'impianto ha lavorato al di sotto delle proprie possibilità, specie a causa della mancanza di batterie («Sia la fabbrica di Berlino, sia quella di Austin sono dei giganteschi forni crematori che bruciano denaro», aveva dichiarato Musk a luglio) oggila prima fabbrica europea di Tesla lavora a pieno ritmo. Ma Salvini sogna il golpo gobbo e l'apertura di un secondo stabilimento di Tesla nel Vecchio Continente proprio in Italia. Da ministro per le Infrastrutture sarebbe un segnale di rinnovata attrattività del nostro Paese in un momento in cui l'elettrico è in pieno sviluppo e l'Italia sempre più indietro.

Il Belpaese è l'unico in Europa ad avere una percentuale di vetture ricaricabili vendute ad una sola cifra (8,3% ad ottobre), gli altri sono tutti sopra il 10%, con due che superano la barriera del 20% e la Germania quella del 30%: un'auto su tre. La Spagna è al 10,1%, la Gran Bretagna al 21,4%, la Francia al 22,4%, Berlino al 32,5%. L'Italia è stata storicamente sempre più lenta degli altri a sposare i cambiamenti nel settore automotive e, indubbiamente, i modelli che possono viaggiare senza combustibili fossili sono ancora molto costosi e non possono che penalizzare realtà in cui la crisi si fa sentire di più.

L'AUTO ELETTRICA
Ma una delle ragioni principali di questa stasi sembra essere la rete di ricarica che genera ansia di autonomia. L'Italia è solo 14esima posizione in Europa per punti di ricarica ogni 100 km: 6,1 colonnine contro la media di 8,2. Per Salvini e per il governo aprire un canale diretto con Tesla sarebbe un boost importante per l'innovazione in questo settore, anche se lo stesso ministro ha sempre ritrnuto ideologico e irrealistico l'addio ai motori diesel e benzina nel 2035. Magari, visto che ormai sono intimi, quando si incontreranno convincere Musk a lanciare una Tesla col motore a scoppio.

 

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