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Lombardia, le sciacallate del Pd per battere Fontana

Pietro Senaldi
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«Ci vuole rispetto per i morti». Così il conduttore di Piazza Pulita, Corrado Formigli, giovedì sera rampognava il suo ospite agnello sacrificale, l'ex assessore lombardo alla Sanità, Giulio Gallera, colpevole di aver bollato come «stupidaggini» le accuse che gli venivano rivolte sulla gestione delle prime settimane di epidemia. Ha ragione il collega giornalista, tutti devono avere rispetto, e il modo più facile è non buttare in politica le vittime di Covid, soprattutto a due mesi dal voto in Lombardia, perché non serve essere campioni di malizia per sentire odore di bruciato. Invece il virus è riapparso in prima serata, sembrava di essere tornati indietro di due anni. Occasione, un'inchiesta speciale sul processo in corso a Bergamo, intentato da famigliari dei deceduti della prima ondata, che vede imputati l'allora presidente del Consiglio, Conte, e i dirigenti della Lombardia. Se avessero agito per tempo, migliaia di decessi si sarebbero potuti evitare, è la tesi accusatoria. Ma chi tergiversò? Piazza Pulita come punto di partenza indaga le responsabilità di governo e Regione Lombardia, poi si concentra per lo più sulle seconde.

Per fortuna tra gli ospiti c'era Pierfrancesco Maiorino, che poi era quello d'onore, candidato del Pd e forse anche di altri, alla sostituzione di Attilio Fontana. Così è stato subito chiaro che tutto ruotava per fornire palle gol all'esponente della sinistra, che però, come è nel personaggio, anziché approfittarne con tocchi felpati, sparacchiava bordate violente; al punto che Alessandro Vespignani, docente di Fisica alla Northeastern University di Boston, e quindi geopoliticamente fuori dalla rissa, lo ha dovuto richiamare, invitandolo a "non strumentalizzare". C'è chi ha l'istinto del bomber e chi quello dello sciacallo. Ci dobbiamo abituare. Da qui al 12 febbraio 2023, quando si voterà in Lombardia, sarà un assalto a Fontana e alla sua giunta. E allora forse val la pena ricordare un paio di cose, che Gallera ha detto ma alle quali nessuno ha voluto dare seguito. Le Regioni sono responsabili della Sanità quando la gestione è ordinaria ma quando diventa straordinaria, come durante una pandemia, il pallino passa allo Stato. E Conte, che lo guidava, è l'uomo che ha rallentato la creazione della zona rossa nella Bergamasca, malgrado i drammatici appelli di Speranza, che gli inviava insistentemente messaggi sul cellulare pregandolo di chiudere tutto. Intanto il Pd lombardo, quello di Maiorino, invitava i cittadini ad andare al ristorante e organizzava aperitivi con lo slogan «Milano non si chiude» e il governo regalava mascherine alla Cina, svuotando i magazzini di Fontana e Gallera.

 

 

 

Abbiamo dovuto mandarlo a casa, Conte e il fido Arcuri, di scuola dalemiana, sostituirlo con Draghi, e Figliuolo, per iniziare a vaccinare e uscire dal tunnel. E poi ancora. Nella seconda ondata, quella che ha colpito tutta la nazione e il governo ha avuto sette mesi per preparare, sono morte 15mla persone più che nella prima, nella quale è stata investita solo la Pianura Padana, dove la provincia con più decessi rispetto alla popolazione non è stata Bergamo ma Piacenza, amministrazione Pd, regione di Bonaccini, candidato attuale alla segreteria dem. Ma questo rientra tra le cose su cui nessuno, chissà come mai, farà un'inchiesta. Il Covid sarà l'oggetto della campagna elettorale della sinistra a queste prossime Amministrative, come il fascismo lo è stato alle recenti Politiche; e per questo le consultazioni finiranno con l'avere il medesimo esito. Se comunque davvero qualcuno volesse fare un'inchiesta sull'epidemia, il ministro della Salute, Schillaci, ieri ha offerto uno spunto interessante, chiedendo all'Unione Europea di dare agli Stati la possibilità di rivedere i contratti d'acquisto dei vaccini. Il Covid infatti morde meno, ma noi compriamo ancora sieri come se mietesse centinaia di vittime al giorno.

 

 

 

Giusto per la cronaca, quando in Ripa Lungotevere c'era il ministro Speranza, l'Italia ha stoccato 320 milioni di dosi di vaccini, tutti pagati e tutti ovviamente di validità temporale limitata, come se avessimo previsto di fare cinque dosi in un anno a ogni italiano, neonati inclusi. E ora dobbiamo comprarne altre, perché chi firmò i contratti di acquisto ci ricorda che la battaglia non è vinta, il rischio è dietro l'angolo e bisogna tenere alta la guardia. Dall'overdose di vaccini hanno guadagnato solo le case farmaceutiche? Ecco un bel tema d'inchiesta. Chiudiamo con una curiosità. Ieri, per scrivere l'articolo, abbiamo provato a rivedere la puntata di Piazza Pulita, su internet, ma guarda caso erano disponibili solo la rampogna di Formigli e poco altro, comunque nessuna tra le tesi difensive della Regione Lombardia. Come mai? Problemi tecnici; e si sa che i tecnici sono l'ultimo rifugio della sinistra, quando non riesce più a far politica e neppure il dito accusatorio funziona. 

 

 

 

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