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Valditara peggio di Putin? Non lasciamo l'Italia a questa gentaglia

Alessandro Sallusti
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Un anno di guerra, e chi mai avrebbe pensato il 24 gennaio del 2022, che gli ucraini avrebbero resistito così a lungo, così bene e così eroicamente all’Armata Rossa? Questo andrebbe, se non celebrato, ricordato oggi: ci sono popoli europei, quindi fratelli, disposti a lottare e a morire per la libertà e per l’identità. E invece oggi in Italia sono previste una serie di inutili e ipocrite manifestazioni del variegato mondo arcobaleno della sinistra cattocomunista per chiedere in sostanza la resa incondizionata dell’Ucraina che, se a qualcuno sfuggisse, coinciderebbe con la resa dell’Occidente, quest’ultima vero obiettivo di tutto l’ambaradan messo su in questi mesi da chi vuole distruggere quel poco che ancora è rimasto in piedi della nostra cultura millenaria.

 

 

 

“Pace in terra agli uomini di buona volontà”, recitava, prima di essere anche lui emendato, il Gloria che è tra le prime solenni preghiere che si imparano da bambini o almeno lo era quando ai bambini si insegnavano preghiere. Pace e buona volontà sono quindi due elementi indissolubilmente legati, l’uno non può esistere senza l’altro. Ecco, io non vedo la buona volontà dell’aggressore Vladimir Putin, quindi non posso vedere né invocare invano – per un cristiano è peccato – la pace se non come concetto astratto e quindi retorico. Possiamo, e dobbiamo invece lavorare perla pace che significa innanzitutto impedire che vinca la legge del più forte, principio pericoloso da sdoganare con la leggerezza che chiedono queste piazze manovrate da una controinformazione organizzata a tavolino e non da oggi. In un solo anno si calcola che quasi mezzo milione di persone tra ragazzi soldato di entrambi gli schieramenti e civili inermi, siano morte nei combattimenti.

 

 

 

 

È una cifra spaventosa in assoluto e ancora di più trattandosi di un conflitto regionale. Evidentemente non è così, in quel numero tanto anomalo – per intenderci nei dieci annidi occupazione dell’Afghanistan i russi lasciarono sul campo poco più di ventimila uomini - c’è la prova che stiamo parlando d’altro, di un riassetto decisivo dei rapporti tra Oriente e Occidente non su quel lembo di terra ma nel mondo intero. E allora io oggi non sfilo con chi, come ha fatto la preside di Firenze in una delirante lettera ai suoi studenti, sostiene che “chi decanta il valore delle frontiere va lasciato solo”. Io gli ucraini non li lascio in mano a simile gentaglia che invece di Putin mette all’indice il ministro Valditara.

 

 

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