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Rai, Salvini ci mette mano ma deve vedersela con gli alleati

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Francesco Specchia
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Ci siamo. Nella Rai del cambio di stagione politico in cui tutti all’improvviso, si scoprono meloniani di lungo corso, tre sono le certezze. Anzi, quattro. La prima è che Carlo Fuortes mollerà lo scranno di amministratore delegato il prossimo 20 aprile per andare (forse) alla Scala. La seconda è che al suo posto s’insedierà Roberto Sergio, ora direttore di Radio Rai, manager navigato -pugno di ferro meloniano in velluto democristiano; il quale -in tandem con lo sciamano Giampaolo Rossi- procederà alle nuove nomine senza scimitarra, dosando il peso dei nuovi equilibri di potere. La terza certezza è che Matteo Salvini convocata una riunione d’urgenza col suo referente in Cda Igor De Biasio, s’è finalmente deciso a posare lo sguardo sulla governance Rai. E ha proposto a Fratelli d’Italia che ora distribuisce le carte, la fusione del prime time col day time mettendo a capo della nuova, potentissima struttura un salviniano moderato come Marcello Ciannamea che si sposterebbe dallo strategicissimo Coordinamento Palinsesti. Nella nuova impresa, ad accompagnarlo sarebbe una figura di manager tv di prodotto e/o giornalista di spessore riconosciuto (anche perchè -ammettiamolo- sensibilità sul prodotto in Lega hanno dimostrato di non averne proprio in abbondanza...). Al posto di Ciannamea si ventila il nome di Stefano Coletta, homo Rai imperituro che potrebbe basculare anche tra la direzione Marketing e il ritorno a Raitre. Ma è anche vero che, dalle parti di via delle Scrofa, della concentrazione di potere Day Time/Prime Time sono tutt’altro che entusiasti: «Guarda, invece è facile che la Lega ottenga solo il prime time e al Day Time ci vada il nostro Angelo Mellone», mi confida un potente dirigente di striatura meloniana.

 

 

 

Il fatto è che la memoria dei Fratelli d’Italia è elefantiaca: in molti ricordano ancora, a loro danno, il fruttuoso arrembaggio del Carroccio ai piani alti di viale Mazzini, dove ottenne Tg Regionali, direzione dei Palinsesti, dei Documentari, della Pubbliccità e dell’Immobiliare Rai. Dato che i rapporti di forza si sono invertiti, ora i meloniani tendono a farlo notare. Da qui, ecco l’appassionante (per gli addetti ai lavori, meno per gli spettatori) risiko dei cambi di direzione: all’Informazione il manager col culto del rugby Paolo Corsini che lì fa già il vice di Antonio Di Bella il quale, dalla meritata pensione, vorrebbe svernare in America; il fratelloditalia Nicola Rao dal Tg2 al Tg1 (con un possibile Gian Marco Chiocci outsider); il grillino Giuseppe Carbone ex direttore Tg1 strappato alla tumulazione in vita per Rai Sport o Rai Parlamento. Quest’ultima possibile carica si dovrà al fatto che il M5S, l’altro giorno, abbia votato “sì” alla nomina di Giuseppe Pasciucco e Roberto Cecatto a, rispettivamente, presidente e ad di Rai Way. Se ne sono accorti in pochi; ma la suddetta mossa, è già il frutto di una strategia da morbida deriva dei continenti della ditta Sergio&Rossi o Rossi&Sergio che dir si voglia. Si sono scelti due manager interni, così Cecatto ha liberato la casella dell’immobiliare e Pasciucco quella di direttore dello staff dell’ad. «Si è messa in moto la macchina anche lì», dicono da Palazzo Chigi. Come dire: ci sarà la rivoluzione ma non la vedrete arrivare. E questa è la quarta certezza...

 

 

 

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