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Cgil, Edoardo Rixi: "Fanno politica e remano contro l'Italia"

Fabio Rubini
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Edoardo Rixi, 48 anni, genovese, al governo ricopre il ruolo di viceministro a Infrastrutture e Trasporti. In pratica è il numero due di Matteo Salvini, che di lui si fida ciecamente. Dalla sua scrivania passano tutti i dossier che scottano: dal Ponte sullo Stretto («progetto sul quale ero scettico, ma ora dico che Salvini ci ha visto lungo»), alla siccità, passando per quelli relativi a porti, ferrovie e infrastrutture. Con lui però abbiamo parlato anche di politica in senso stretto. Ed è da qui che parte la nostra chiacchierata di Pasquetta. Rixi, anche alle recenti regionali in Friuli, la Lega si conferma in crescita. E forse è l’unico partito che lo fa mentre è al governo.

 

 



Che spiegazione si dà? 
«La crescita è dovuta al fatto che quando siamo al governo portiamo la pragmaticità dei territori. Quando dobbiamo scrivere dei provvedimenti ascoltiamo gli amministratori e i cittadini interessati da quel provvedimento». 
Merito anche di una classe dirigente sulla quale la Lega può contare, magari a differenza di altri alleati che su questo fronte sono un po’ più acerbi? 
«È così, certo. Abbiamo una classe di amministratori locali capaci, che ascoltano il territorio, che fanno poca filosofia e risolvono i problemi. Un po’ quello che anche noi cerchiamo di fare al governo».
A proposito di questo, tra Ponte sullo Stretto, Codice degli Appalti e più in generale un’accelerazione sulla riapertura dei cantieri, nel Paese sembra tornare di moda il “partito dei No”.
«Purtroppo siamo in Italia e abbiamo la vocazione a farci male da soli. Oggi come oggi dire “no” a opere come il Ponte equivale a condannare l’Italia alla decrescita felice e al reddito di cittadinanza».
I sindacati però vogliono scendere in piazza. I comitati contro le opere in cantiere affilano le unghie. Siete preoccupati?
«Innanzitutto io credo che ci si debba confrontare e non scontrare. I sindacati, per esempio, non possono essere codice degli appalti: sono tutte relative a quella parte del documento scritta dal Consiglio di Stato e non da Salvini o da questa maggioranza...».
Ma c’è il rischio che i “signori del No” rallentino i lavori?
«Mi auguro di no, anche perché poi sono i primi a gridare allo scandalo quando succedono le tragedie. L’Italia ha il 55% delle gallerie e dei viadotti d’Europa. Bisogna trovare il modo di muoverci velocemente su manutenzioni e cantieri, non possiamo paralizzare il Paese».
Rixi, il Ponte sullo Stretto è davvero così importante?
«Le dico la verità: all’inizio avevo molte perplessità. Poi la caparbietà di Matteo Salvini mi ha fatto cambiare idea. Grazie a quest’opera si otterranno due risultati grandiosi per il nostro Paese. Il primo: l’Italia tornerà protagonista assoluta nel Mediterraneo. Il secondo: con questo progetto il Paese tornerà protagonista nel mondo perla sua capacità di vincere sfide complesse. Nei secoli la capacità di essere sfidanti è stata la nostra forza. Deve tornare ad esserlo».

 

 

 


Un altro tema che la riguarda da vicino è la siccità. A che punto siamo?
«Il decreto è stato approvato. Ora possiamo sbloccare quelle opere che sono ferme da anni per blocchi ideologici o sciatteria. Puntiamo sugli invasi per raccogliere l’acqua e sulla sistemazione delle perdite nella rete idrica, stiamo parlando con i gestori delle reti, abbiamo formato una cabina di regia per monitorare la situazione e, ad esempio, nel bacino del Po stiamo tenendo sotto controllo il problema del cuneo salino che potrebbe creare problemi alle coltivazioni. I risultati, però si vedranno nel medio periodo. Quest’anno la situazione è complessa e siamo impegnati per contenere il problema siccità gestendo meglio le riserve idriche disponibili».
Viceministro, un’ultima cosa. Salvini e il suo ministero non si fermano mai. Quali sono le prossime sfide che vi vedranno impegnati?
«Sono tante. Sicuramente c’è la riforma delle autorità portuali. Dobbiamo rafforzare la filiera logistica di questo settore, che funziona sia in entrata sia in uscita. Un’altra sfida importante sarà il rinnovo della flotta degli Intercity, che a oggi coi sui 45 anni di media, è tra le più vecchie d’Europa».

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