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Landini sbugiardato: "Taglio fiscale superiore alle sue richieste"

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La Cgil di Maurizio Landini ha criticato l'ultimo provvedimento del governo Meloni dicendo che "sono pochi" i 7 punti di taglio del cuneo fiscale. Peccato, però, che i punti siano ben 2 in più rispetto a quanti ne chiedeva in passato il sindacato di Maurizio Landini. "Il leader della Cgil è arrivato a rinnegare se stesso", ha sottolineato Luciano Capone sul Foglio

 

 

 

La bocciatura del dl Lavoro da parte di Landini è arrivata a DiMartedì, la trasmissione di Giovanni Floris: "I soldi sono pochi, sono lordi e sono una tantum”. "Se questa è la critica del segretario generale della Cgil - fa notare Capone - dovrebbe rivolgerla prima a se stesso. Perché le risorse messe in campo dal governo saranno anche poche, ma superiori alle richieste del sindacato. Con i 4 miliardi aggiunti dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti con il Def, la riduzione dei contributi a carico dei lavoratori è salita dal 2 al 7 per cento per i redditi fino a 25 mila euro, e dal 2 al 6 per cento per i redditi fino a 35 mila euro. Maurizio Landini chiedeva di meno: il 5 per cento". La sua richiesta era arrivata a novembre 2022, quando era in discussione la proroga della decontribuzione di 2 punti introdotta dal governo Draghi.

 

 

 

La Cgil e il suo segretario, insomma, dovrebbero fare i conti con la realtà prima di attaccare il governo Meloni. "Quest’anno - si legge ancora sul Foglio - tra legge di Bilancio e Def, il governo Meloni ha destinato 8,6 miliardi tutti ai lavoratori. Rispondere con la “mobilitazione” di piazza perché “sono pochi e sono lordi” vuol dire fare demagogia, che è una pratica che più che al sindacato si addice alle opposizioni. Quelle poco serie, ovviamente".

 

 

 

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