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Salvini "contestato dai portuali"? Fragorosa balla: quei fischi...

Matteo Salvini

Pietro De Leo
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C’è da immaginare che non sarà sembrato vero, a molti commentatori, armare le tastiere e comporre articoli sulla luna di miele infranta tra gli italiani e il governo, su un ministro che si becca la prima gragnola di fischi ad un evento pubblico, specie se costui è uno dei bersagli tradizionali di certa stampa progressista, ovvero Matteo Salvini. Magari qualcuno lo farà comunque, anche se la “contestazione dei lavoratori portuali”, come documentano le immagini, alla fine è stata nulla più di un equivoco acustico. E il vicepresidente del Consiglio, dopo aver parlato con loro, si congeda fra applausi e strette di mano reciproche.

 

 

È accaduto questo. A Genova, ieri, si celebrava la prima gettata di ghiaia per la costruzione della diga fornaea, e contestualmente all’avvio dei lavori a largo, si è svolto un incontro istituzionale davanti a Palazzo San Giorgio. Sono intervenuti il Presidente della Liguria Giovanni Toti, il sindaco del capoluogo Marco Bucci, altri attori istituzionali ed economici coinvolti nella realizzazione dell’opera e, appunto, il vicepremier e ministro delle infrastrutture. Il suo ingresso nella sala conferenze è stato accompagnato, all’esterno, da alcuni fischi e grida di lavoratori portuali in pettorina arancione. «Vieni a parlare con i lavoratori», è il grido che il gruppetto gli rivolge. Sono i precari della Culmv, che opera nei terminal principali del Porto, e chiedono di essere stabilizzati, con una trattativa che si protrae ormai da diversi anni.Che poi, a guardare le immagini, neanche è stata una contestazione di chissà quale dirompenza; tuttavia il tam tam online sul «Salvini fischiato» era già (legittimamente, certo) partito.

Però l’epilogo ribalta il racconto. Perché a margine della cerimonia il vicepremier si avvicina alla transenna e, invece che da contumelie e insulti, viene accolto da applausi e strette di mano. Uno dei partecipanti al sit in si premura di specificare: «Non era un fischiare, prima, era per attirare l’attenzione sulla nostra situazione». Un altro conferma. Salvini, dal suo canto assicura: «Ci diamo una settimana di tempo per capire se si chiude». E ancora: «Per me i lavoratori vengono prima di tutto e tutti».

 

 

Vediamo quanti, oggi, avranno la cura di non fermarsi al primo fotogramma. In una giornata che ha segnato la genesi di un’importante infrastruttura, la cui configurazione finale sarà lunga 6.200 metri e consentirà di accogliere in porto navi “ultra large”, lunghe 450 metri. La prima fase di realizzazione dell’opera, che dovrebbe terminare nel 2026, costerà 950 milioni, 600 dei quali provenienti dal Pnrr, 100 milioni da amministrazioni locali e regionale, 250 dall’autorità portuale attraverso un mutuo con la Bei. La seconda fase, invece, deve ancora essere appaltata. Le previsioni individuano in circa 4,2 miliardi i maggiori introiti che l’infrasttuttura potrà portare, per via dell’aumento del traffico container, più diritti e tasse portuali. Con questa realizzazione, Genova dunque potrà rilanciare il suo ruolo di hub di livello europeo. «Questo - ha detto Salvini - è il Paese dove si osa, dove si crea. Abbiamo gli ingegneri migliori al mondo. Ovviamente non servono gli spot: la diga è parte di un sistema». Il salto mentale porta all’altra opera, punto qualificante del governo e tema ricorrente per Salvini: «Così come la diga di Genova è un modello di ingegneria idraulica a livello europeo, il Ponte sullo stretto sarà un modello di ingegneria, di bellezza e di ricchezza a livello europeo”.

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