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Lollobrigida e Giorgetti accusati di razzismo? Ma Mattarella...

Pietro Senaldi
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L’etnia è un aggregato sociale umano caratterizzato da una base culturale, linguistica, storica e fisica omogenea. Non serve che concorrano tutti, ne basta qualcuno. L’Italia, al momento, si caratterizza per essere una nazione tra le più omogenee dell’Occidente sotto l’aspetto della popolazione. Il ministro dell’Agricoltura, Lollobrigida, due giorni fa, agli stati generali della Natalità, ha dichiarato che «bisogna tutelare l’etnia italiana» e il ministro dell’Economia, Giorgetti, ha aggiunto che il nostro Paese perderà undici milioni di cittadini nei prossimi cinquant’anni, il che comporterà un calo del 18% del prodotto interno lordo, circa 500 miliardi di euro. Per aver fornito queste informazioni ed aver acceso una sirena assordante sul problema, il governo è stato accusato dalla sinistra, che ha giudicato le frasi «estremamente sbagliate» (Schlein) e agitando il solito spettro del razzismo del centrodestra.

 

 

 

 

I DUE FATTORI

L’ideologia è stretta parente dell’ignoranza, perché non richiede a chi la pratica e a chi la subisce conoscenza dei fatti, disponibilità alla riflessione, desiderio di approfondimento, seria analisi delle problematiche. Tutto ciò che è sapere, che pone un dubbio, è nemico. L’opposizione contesta la locuzione “etnia italiana”, sostenendo che non esista; ma se non esiste l’etnia italiana, ovverosia la nostra storia, il nostro patrimonio artistico e culturale, i nostri valori costituzionali e la nostra dignità di popolo, allora non esiste l’Italia, se non come espressione geografica, per dirla con il principe austriaco von Metternich, che infatti al Congresso di Vienna spezzettò la Penisola come fosse una torta sbrisolona. La sinistra, che non è patriota e non tiene in gran conto l’italianità, un tempo era almeno multietnica, concetto che prevedeva l’esistenza di tanti gruppi umani e si preoccupava di come farli convivere. Oggi ha scelto definitivamente la strada globalista, che annullando le differenze, azzera le identità delle persone e dei popoli perciò ha in uggia il termine etnia. La svolta era funzionale al progetto porte aperte agli immigrati, nella speranza che poi votassero Pd e aumentassero le masse proletarie che tenessero basso il costo del lavoro e consentissero redditi da divano al popolo italico bue. Poi però si è scoperto che gli immigrati che sbarcano per lo più non vogliono restare qui, che una maggior parte di chi si trattiene delinque e che chi si integra lo fa talmente bene da votare centrodestra.

 

VANO TENTATIVO

Ci ha provato perfino il presidente Mattarella, uno del quale in genere l’etnia dem si fida, a spiegare che il problema delle culle vuote non si risolve importando carne umana, perché nel giro di una generazione gli immigrati figliano quanto noi. Bisogna «attuare politiche attive che permettano alle giovani coppie di realizzare il loro progetto di vita, superando le difficoltà materiali di accesso ai servizi che rendono ardua la strada della genitorialità» ha detto il presidente, che stampa e politica progressista non hanno potuto criticare ma si sono limitate a oscurare abbondantemente. Già, un capo dello Stato che, sulla famiglia, che a differenza di etnia non figura ancora tra le parole politicamente scorrette e ad alto potenziale razzista, ha posizioni vicine a quelle del governo: ragazzi e ragazze, accoppiatevi e figliate. C’è da capirlo, ha ottant’anni e ragiona all’antica, penseranno i giovani e moderni Schlein, Furfaro, Zan e Provenzano.

 

 

 


Chissà che travaso di bile quando, ventiquattr’ore dopo, Schlein e compagni hanno dovuto constatare che anche un altro grande vecchio che i dem erano convinti tifasse per loro è invece, per quanto riguarda famiglia, genitori e derivanti etnie, su posizioni simili a quelle della Meloni e dei tradizionalisti Giorgetti e Lollobrigida. Stiamo parlando di Papa Francesco, alla presenza del quale la premier ha stramaledetto l’utero in affitto per sentirsi dire che, anche secondo lui, il tema della natalità, definito da Giorgia «prioritario per il governo», è «centrale per il futuro dell’Italia». Certo, inevitabile da parte del Pontefice la raccomandazione a non contrapporre natalità ad accoglienza, ma la filosofia papale per cui si ha diritto a emigrare quanto a non emigrare sa di difesa delle identità, e quindi delle etnie, piuttosto che della globalizzazone. Salvate quindi i soldati Giorgetti e Lollobrigida dalla furia della sinistra; anzi, visti i santi in paradiso che possono vantare, forse sono già salvi, o comunque più salvi dei loro detrattori. Non è con gli uteri in affitto o con le fecondazioni in vitro che si può ripopolare una nazione. Perché costano e sono pratiche complicate e lunghe. Come non è negando l’etnia italiana che possiamo dare un futuro da italiani ai nostri figli, perché se li privi anche di quella, non gli resta che sperdersi nel mondo in Paesi che offrono più opportunità agli stranieri di quante noi non ne sappiamo dare agli autoctoni. 

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