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Giuseppe Conte, l'incredibile credito a Capitan pochette

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Iuri Maria Prado
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L’altro giorno sulla prima pagina della Stampa c’era questo titolone: “Meloni investe sulla guerra, ma così si rischia l’atomica”. Che uno dice: accidenti, qui c’è un pezzo grosso - un capo di Stato, un militare di alto rango, il super manager di una grande azienda o magari chissà, una star dello spettacolo internazionale - che ti spara quella dichiarazione e tu che fai, lo censuri? No davvero, e un titolo così ci stava tutto.

Poi andavi a vedere ed ecco piccolo piccolo il nome del signore che se ne è uscito in quel modo: il professor avvocato Giuseppe Conte. Che un tempo fu anche - per carità - il fortissimo punto di riferimento di tutti i progressisti, ma forse né per prestanza politica né per competenza in argomento né per qualsiasi cavolo di altro motivo meriterebbe l’iniziativa di un quotidiano che fa proprie e ripropone le sue fesserie come se si trattasse di rivelazioni strepitose. Per capirsi: il Papa dice che Giorgia Meloni vuole il terzo conflitto mondiale?

 


E vabbè, la fonte è tanto eminente che il titolone lo fai. Obama dice che Zelensky è un pervertito? D’accordo, merita lo strillo a colonne multiple. Il Dalai Lama dichiara che la Crimea è stata finalmente denazificata? Idem. Ma santa madonna, se Capitan Pochette alias Strafalcion de’ Strafalcioni, il flagello di tutti i congiuntivi, ti tira fuori che la presidente del Consiglio «investe sulla guerra» e chiama l’atomica sulla nostra testa, cioè ricorre a uno slogan buono in bocca all’ultimo mentecatto del corteo “Né con i bambini deportati né con la Nato” (e intanto con Putin), tu che fai? Lo metti in prima pagina come notizia del giorno? D’accordo combattere le destre: ma proprio così? Contrapponendo la dottrina di Mister Graduidamende?

 

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