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Elly Schlein, piano patrimoniale: casa ed eredità, incubo Pd

Fausto Carioti
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Ad Elly Schlein bisogna riconoscere un merito. Non ha provato, come tanti altri prima di lei, a raccontare la storia secondo cui l’aggiornamento del catasto sarebbe un’operazione fiscalmente neutra, che non avrebbe l’obiettivo di aumentare le imposte sugli immobili e anzi, chissà, alla fine potrebbe persino ridurle. È stata schietta, ha detto che secondo lei il peso delle patrimoniali a carico del mattone (che oggi è a pari a 22 miliardi di euro l’anno, ovvero a 373 euro per ogni italiano, neonati inclusi), è troppo basso e dunque deve aumentare.  Come devono crescere gli altri balzelli che gravano sulle proprietà, inclusa l’imposta di successione. I contribuenti interessati prendano nota. Parlando al Festival dell’economia di Trento, la segretaria del Pd ha fatto uso abbondante delle solite circonlocuzioni neocomuniste, tipo «dobbiamo cambiare un modello di sviluppo che ha rivelato di essere insostenibile», che tradotto in lingua comune significa che il sistema basato sulla libera impresa deve essere rimpiazzato da un regime dirigista in cui gli investimenti li decide la politica (che poi è ciò che pretende di fare l’Unione europea, riuscendoci spesso). Ha avvertito che il Pil non basta, perché misura la sola crescita economica, e quindi occorre mettere nel conto anche «il Bes», il Benessere equo sostenibile, indice esoterico che misura «gli impatti sociali, ambientali, culturali e anche di genere». Ma soprattutto ha dato qualche dettaglio in più sulla politica fiscale del suo “nuovo” partito, guidato da una segreteria in cui abbondano personaggi cooptati da lei e provenienti da movimenti e partitini a sinistra del Pd. E anche qui a dettare la linea è il massimalismo, come sempre rivestito con la carta da regalo della solidarietà. 

«CE LO CHIEDE LA UE» «Che la riforma del catasto si debba fare subito ce lo sta dicendo anche l’Unione europea», ha spiegato, ma questa non è l’unica ragione. È infatti necessario, ha aggiunto, «fare degli interventi per rendere più equo e progressivo il sistema», e il varo del nuovo catasto è uno di questi.
In realtà, se c’è una cosa che in Italia non manca è proprio la progressività fiscale: oggi il 60% del gettito Irpef è pagato dal 12,4% dei contribuenti, quelli che dichiarano un reddito superiore ai 35mila euro, e c’è una quota di contribuenti pari al 44,5%, composta da chi dichiara meno di 15mila euro, cui si deve meno del 2% del gettito totale (sono gli stessi che, grazie all’Isee e ad altri meccanismi, hanno diritto ad avere gratis quei servizi pubblici che agli altri, quelli che li finanziano, sono quasi sempre negati). Per la Schlein tutto ciò non basta, urge una pesante revisione delle patrimoniali. «Questo Paese ne ha tante e dovrebbe riorganizzarle». In che modo? «Dobbiamo pensare a perché la tassazione sulle rendite fiscali e immobiliari è così bassa, rispetto a quella sul lavoro e sull’impresa». L’imposizione sul mattone va quindi aumentata, anche con la «riforma del catasto in un senso più equo». Una sorta di guerra tra tartassati, insomma: se si vogliono ridurre le imposte che gravano sui lavoratori e gli imprenditori, la soluzione non è tagliare la spesa pubblica, ma spremere ancora di più i proprietari di immobili. Un passo avanti (o indietro, dipende dai gusti) rispetto alla mozione con cui la Schlein ha vinto la corsa alla segreteria del Pd, in cui la parola «catasto» non appare.

 

LA TASSA SULLA MORTE - Nessun patrimonio però si salva, per lei tutti debbono essere colpiti di più dal fisco, anche nel momento in cui qualcuno in famiglia muore e i beni passano da una generazione all’altra:«Non possiamo negare che siamo in un Paese dove c’è una delle tassazioni sulle successioni più iniqua e più bassa». Aumentare anche questa, dunque. Con simili premesse ideologiche, è ovvio che la «tassa piatta» promessa dalla Lega sia giudicata dalla leader del Pd un crimine politico. «Dietro alla flat tax», attacca, «c’è l’idea che faccio mancare servizi alle persone che non se li possono permettere da sole, come la sanità e la scuola. Serve una progressività complessiva, come un sistema ad aliquota continua». Quanto alla sua ricetta per contrastare l’evasione fiscale, non contempla l’abbassamento delle imposte e l’“umanizzazione” del fisco, ma un uso più esteso ed invasivo delle nuove tecnologie: «L’incrocio di banche dati digitali è una priorità assoluta».


DE BENEDETTI DOCET - C’è perfetta sovrapposizione, insomma, tra il programma fiscale della Schlein e quello che le ha suggerito Carlo De Benedetti, che non a caso stravede per lei. Nel suo libro da poco pubblicato, il miliardario scrive che «va istituita anche in Italia una patrimoniale, ovviamente progressiva, in modo che chi ha di meno debba pagare di meno. Esattamente il contrario dell’imbroglio della flat tax». E «l’altra imposta su cui intervenire subito», aggiunge, «è quella di successione. In Italia va dal 4 al 6% senza progressività: un’altra flat tax in cui i poveri sono trattati come i ricchi e dunque, in relazione ai loro patrimoni, pagano di più. È tempo di portarla al livello degli altri Paesi europei». Ognuno ha il suo maître à penser, anche in materia di fisco, e quello di Elly Schlein vive in Svizzera e lì paga le imposte.

 

 

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