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Nichi Vendola contro Meloni: "Umanità da caserma". Che autogol...

Corrado Ocone
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È un Nichi Vendola abbronzatissimo, il cui pronunciato colorito olivastro del viso fa un certo contrasto coi capelli e la barba ormai completamente bianche. Lo abbiamo visto l’altra sera su La 7 sproloquiare nella trasmissione In Onda in un imbarazzantissimo monologo o quasi (i presentatori compiacenti gli facevano più che altro da spalla). Il tema era «le parole della destra», ma, per quanto tutti in studio si davano un’aria intellettuale, con Vendola stesso che farciva il suo discorso di dotte citazioni filosofiche, l’impressione che ne veniva fuori è che, con la scusa della riflessione sul linguaggio, si volessero semplicemente screditare le scelte politiche del governo. Tutto diventava perciò segno del degrado del linguaggio operato, ca va sans dire, dalla destra becera e plebea, triviale e “pornografica” (testuale), in affastellamento senza senso di parole ed episodi slegati fra loro.

IL VECCHIO SAGGIO
Quanto a Vendola, l’aria che provava a trasmettere era quella del vecchio saggio che riflette sulle derive del genere umano, sul linguaggio che la destra ha corrotto perché è corrotta dentro, ontologicamente. Ah, sapesse, signora mia, cosa ci tocca sentire e vedere! Un alone di perbenismo borghese così pronunciato che veniva quasi il dubbio che non si trattasse di quel Vendola fondatore dell’Arcigay che nei tardi anni Settanta del secolo scorso destava non poco scandalo all’interno del più ipocraticamente perbenista e bigotto (nonché tradizionalista) dei partiti italiani: quello comunista, del cui esecutivo giovanile faceva parte.

 

Preso dal ruolo che ora, all’età di sessantacinque anni, gli tocca giocare, Vendola provava ad essere il più persuasivo e moderato dei pater familias nostrani. E pazienza se la sua famiglia non è proprio quella che due millenni e passa di storia ci hanno presentato come “naturale”. Però se è vero che la postura trasmetteva fiducia e naturale simpatia nell’ascoltatore, le parole che la accompagnavano non erano certo di buon senso, anzi erano così surreali ed assurde che la tesi del “colpo di sole”, dell’insolazione, diventa di colpo plausibile.

Ad esempio, tutto pensavamo di poter sentire e vedere ma non certo qualcuno che con nonchalance accostasse il nostro serio e compassato ministro dell’istruzione alla cultura nazista dei «campi di concentramento». Valditara aveva infatti parlato, qualche mese fa, della «pedagogia del’umiliazione» da tener presente per combattere il sempre più diffuso bullismo fra i banchi scolastici. E voleva semplicemente dire che l’insegnante ha il dovere di far vergognare lo studente indisciplinato dei suoi comportamenti. Ma la cosa che faceva più impressione in tutto l’intervento di Vendola era il continuo parlare di una presunta strumentalizzazione del corpo umano che la destra compirebbe, e di una sua insensibilità verso i più deboli, proprio da parte di chi è fautore della “gestazione per altri”.

Non è forse proprio la “maternità surrogata” la più odiosa compravendita dei corpi che possa esserci? E non avviene, fra l’altro, senza il consenso proprio della parte più debole e senza parola, cioè il neonato? Ugualmente, con che diritto Vendola poteva parlare a nome delle donne, gettando accuse di sessismo a destra e a manca?

 

IL MONDO CAPOVOLTO
Una frase gettata alla fine del serioso intervento, ci permette di capire quale era però il gioco giocato. Chiamatosi a pronunciare sulle parole del ministro dello sport Abodi che, a proposito del coming out del calciatore Jankto, ha detto di rispettare le scelte individuali ma di non amare le ostentazioni, Vendola si è chiesto seriosamente in quale epoca egli vivesse e se non fosse proprio la cultura eterosessuale che per millenni avesse fatto ostentazione di sé. In sostanza, chi ha cambiato il linguaggio e il modo di pensare in modo radicale è stata proprio la sinistra in questi decenni, a torto o a ragione poco importa. Il “mondo capovolto” e la “neolingua” creata vengono ora fatte passare per normalità. Ma avere dubbi che sia così è più che lecito.

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