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Luca Zaia, lo schiaffo alla sinistra: "Come si combatte il parassitismo"

Hoara Borselli
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«Dire che l’autonomia è la secessione dei ricchi significa non avere argomenti. Quando finisci gli argomenti e non hai studiato ti riduci a dire cazzate. E questa lo è». Non fa sconti Luca Zaia quando si parla di quella che rappresenta la battaglia simbolo della Lega che perla prima volta, con questo governo, è riuscita ad approdare in Parlamento. Di questo e altri temi caldi, nel giorno di Pontida, ha parlato con noi il governatore del Veneto.
Presidente, un successo Pontida. Il pratone era gremito.

Lei è stato accolto con un fragoroso applauso e tante le bandiere riportanti la scritta “Autonomia subito”. Una realtà che si avvicina o una vaga speranza?
«Questo è l’unico governo che ha dato risposte sul fronte dell’autonomia, non a caso il testo è arrivato per la prima volta in Parlamento. Nulla da rimproverargli ma è chiaro che dobbiamo imprimere un’accelerazione. Si tratta ora solo di capire come verrà approvato e che testo avrà. Solo dopo averlo letto potrò esprimermi a riguardo».

Lei ha dichiarato che l’autonomia è la “fine del parassitismo”. A cosa si riferiva?
«Ti rispondo con le parole di Giorgio Napolitano, già presidente della Repubblica, che notoriamente non è un leghista, quando lanciai il progetto autonomia: “L’autonomia è una vera assunzione di responsabilità”. Il parassitismo si insinua dove c’è irresponsabilità nella spesa pubblica».

Le piacerebbe arrivare al modello federalista tedesco?
«La Germania è lo stato più federalista che ci sia in Europa.
Noi quel tipo di autonomia ce la sogniamo. Non dimentichiamo che la Germania scrisse la sua Costituzione contemporaneamente a quella dell’Italia e non è un caso che entrambe le Costituzioni siano federaliste. La deriva centralista dell’Italia è stata devastante. E non mi sembra che la Germania sia uno stato sgangherato ma una grande nazione».


Lei spesso utilizza l’esempio del cittadino del Sud che deve prendere la valigia e andare al Nord per farsi curare, quando parla di autonomia.
«Quando sei costretto a doverti curare fuori regione vuol dire che l’autonomia è necessaria. E parlo di autonomia della responsabilità. È come entrare in un’azienda e cercare di gestirla senza un controllo di gestione. Questo Paese non ha il controllo di gestione che è l’autonomia».

Rispetto alla “questione settentrionale”?
«Il tema fondamentale è quello di poter garantire pari opportunità a tutti cittadini. Parlo di diritti sociali, civili e di crescita. È innegabile che ci troviamo davanti ad un paese che viaggia a doppia velocità ed è la prova provata che il centralismo dello Stato ha fallito. Dimostrato dal fatto che quando al Sud si lamentano per le loro condizioni, ed assodato che nessuno ha rubato i soldi per portarli al Nord, significa che il centralismo ha fallito. E si paga la mala gestio iniziata diversi decenni fa».


Il divario fra Nord e Sud non si rileva solo nel campo della sanità ma anche in quello della scuola di cui si parla poco.
«È verissimo. La dispersione scolastica è un obiettivo sacrosanto a livello nazionale, ma nella mia regione questo problema non c’è. Io ho altri obiettivi nella scuola. Quindi dico attenzione a pensare che una decisione centralista vada bene da Nord e Sud. Ogni regione deve disporre di risorse che autonomamente impiegherà dove necessario per arrivare ad un’organizzazione scolastica “sartoriale” sulle esigenze dei singoli territori».

Questo vale anche per l’economia?
«L’Italia è un Paese che vive con le tasse dei cittadini e noi siamo grandi pagatori di tasse. A me dà fastidio che qualcuno lo veda come una colpa.Noi riconosciamola solidarietà e la sussidiarietà a livello nazionale però abbiamo anche bisogno che l’ufficio complicazioni affari semplici dello Stato, sia sempre meno incombente nelle attività umane».

Passiamo al tema immigrazione. Ursula von der Leyen è andata in visita a Lampedusa. Lei l’ha invitata a tornare a Bruxelles per risolvere i problemi.
«Le passerelle servono a poco. Servono soluzioni».

Cosa dovrebbe fare la Von der Leyen per risolvere il problema degli sbarchi sulle nostre coste?
«Io spero che la von der Leyen sia andata al confine di Lampedusa pensandolo come confine europeo. La sua non deve essere una visita di favore all’Italia, deve essere una visita per risolvere un problemaeuropeo.Cosa dovrebbe fare? Innanzitutto dare una dimensione politica vera all’Europa e lavorare con gli stati del Mediterraneo in maniera solida. Non è normale che si preoccupi l’Italia di andare a parlare con gli stati del Nord Africa. La realtà è che l’Europa non si sta occupando dei migranti e noi rispetto all’Europa dobbiamo avere un atteggiamento molto più critico e duro. Non possiamo accettare che si limiti ad un rapporto con l’Italia di circostanza».

Per concludere lei ha dichiarato: “La Lega indica la via, non se la fa indicare”.
«Noi come Lega abbiamo una storia che dimostra il coraggio che abbiamo sempre avuto nell’affrontare temi che nessuno si è mai immaginato. Basti pensare al federalismo. Se l’Italia oggi si sente federalista è grazie alla Lega che si è fatta dare della razzista trent’anni fa. Quindi abbiamo nel nostro Dna la forza per non doverci far indicare la via dall’Europa.E glielo dice un europeista convinto».

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