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Elly Schein parlava al convegno anti-Gerusalemme

Brunella Bolloli
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Urge un ripassino a Elly Schlein, segretaria del Pd con tante idee chiare in materia di diritti e armocromia, più incerta, ci pare, sulla politica estera. Oddio, a leggere la sua dichiarazione di ieri in cui afferma: «Ci siamo tutti schierati al fianco di Israele, senza ambiguità, nel condannare nettamente l’attacco terroristico di Hamas, di violenza efferata contro i civili israeliani», c’era quasi da credere nella linea della fermezza del Partito democratico.

Soprattutto quando Schlein aggiunge: «Difendiamo il diritto di Israele a esistere e contrastiamo chilo vuole cancellare dalle mappe. Chiamiamo tutta la comunità internazionale a ogni sforzo per far valere le ragioni della convivenza pacifica tra due popoli e due Stati». Dunque oggi la segretaria assicura di volere due popoli e due Stati e meglio se non si fanno la guerra. Certo. Nessun altro esponente dem si deve discostare da questo punto, hanno deciso al Nazareno, sul tema parla solo Schlein o al massimo il suo vice, Peppe Provenzano. Una blindatura necessaria per evitare altri passi falsi dopo le divisioni sulle armi all’Ucraina in cui il centrosinistra ha mostrato le sue crepe.

 

 


Prima, però, Elly non era così convinta sul sostegno a Israele. E, per carità, cambiare idea è lecito, ma in politica la coerenza è ancora un valore. Eppure, nel 2016 l’allora eurodeputata del Pd era tra i relatori di un convegno organizzato a Milano da Arci, Fiom, Assopace Palestina, Gue e altre sigle di sinistra in cui si invocava la fine dell’occupazione israeliana citando la presunta violazione del diritto internazionale. Tear Down the Wall, abbatti questo muro, era il titolo dell’evento a Palazzo Marino, a quel tempo guidato dal sindaco Pisapia.

 

 

 

In Rete si trovano ancora alcuni suoi post abbastanza ambigui del 2017 e perfino del 2014: messaggi pro-Palestina che stridono con le recentissime dichiarazioni a favore di Gerusalemme. Possibile una virata così netta perché oggi è leader del Partito democratico? Di sicuro Schlein deve contenere alcuni elementi di “disturbo” della sua truppa: personaggi come Mia Diop, membro dell’assemblea nazionale dem dichiaratamente pro-Palestina, e perfino altri fedelissimi, più giovani ma fedeli al vecchio refrain né-né (né con Hamas né con Israele) tanto caro al centrosinistra che di solito simpatizza con chi va in piazza con la kefiah.

 

 

 

Tuttavia Elly si può consolare: è in buona compagnia perché anche Giuseppe Conte è afflitto da “ma-anchismo” (siamo con Israele, ma anche con la Palestina). Il capo dei grillini un giorno va in sinagoga a dare solidarietà e l’altro si dichiara pacifista, dice no all’uso delle armi e battibecca con il capo della comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi, che ha definito i Cinquestelle «antisemiti». Conte ha risposto con un lungo post su Fb in cui ha annunciato querela. E la polemica è servita.

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