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L'Autonomia scatena i deliri centralisti della vecchia sinistra

Fabio Rubini
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Quel poco che resta della sinistra di governo è letteralmente fuori dagli stracci. Il voto al Senato che l’altro ieri ha approvato l’Autonomia differenziata ha dato la stura alla rabbia di chi sa che, quando quel progetto diventerà legge, vedrà la pacchia finire in un amen. Basta piagnistei, basta scuse: con l’Autonomia differenziata cadranno i veli di chi ha molta dimestichezza con le parole e poca con la buona amministrazione. Per intanto dobbiamo sorbirci un’escalation di lagnanze sinistre. Il più pittoresco, come al solito, è il governatore della Campania Vincenzo de Luca, che per dire quel che pensa dell’Autonomia differenziata convoca addirittura una conferenza stampa. E ci va giù duro arrivando persino a definire la legge Calderoli «un vero e proprio “Controrisorgimento”, che nega l’unità d’Italia e tradisce il Sud. I primi atti di questo tradimento sono già presenti spiega De Luca -: il fondo di perequazione per il Sud è stato prosciugato; i fondi di sviluppo e coesione sono bloccati al Sud e operativi al Nord». E annuncia «Proporremo iniziative sul piano legislativo e costituzionale per bloccare il disegno secessionista». Infine attacca il suo collega siciliano Renato Schifani: «Ancora una volta non abbiamo sentito nemmeno una parola sull’argomento da parte del presidente Schifani che continua ad attuare la tecnica dell’ologramma. Ma che fa? Difende Forza Italia o il Sud?».

Anche un altro suo collega, il pugliese Michele Emiliano, tuona contro l’Autonomia. «Con questa riforma ogni regione potrà legiferare in modo diverso sulle stesse materie. In questo modo le regioni più ricche per quanto riguarda sanità e scuola, potranno integrare le retribuzioni dei lavoratori di quel settore e quindi ovviamente le regioni più povere saranno in una specie di dumping rispetto al poter ottenere i migliori insegnanti e i migliori medici». Quello che Emiliano non dice è che attualmente un dumping c’è già ed è ad appannaggio del Sud, come testimoniano i medici e gli insegnanti del Sud che si fanno assumere al Nord per poi farsi ritrasferire al Sud dove la vita costa meno. Nel novero degli amministratori va segnalato anche il botta e risposta tra il sindaco di Milano Beppe Sala e il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Per il primo cittadino milanese «la legge Calderoli è solo scena. Ma veramente riteniamo che in un mondo globalizzato il nostro Paese possa avere, per esempio, venti politiche energetiche diverse? ma veramente vogliamo premiare le Regioni, ritenendo che in questi 50 anni di loro vita abbiano gestito bene?». Un panegirico, quello di Sala che serve per arrivare a dire che «in tutto il mondo si sta affermando la centralità delle città metropolitane, vero motore di innovazione. In Italia puntiamo invece sulle Regioni...». Illazioni alle quali risponde puntualmente Attilio Fontana: «Il sindaco di Milano non si sottrae al gioco allarmistico del Pd. Gli ricordo che i milanesi e i lombardi si sono espresso con un referendum e che stiamo parlando dell’attuazione della Costituzione della nostra Repubblica. Quando vorrà discutere della realtà chiude Fontana- sono a disposizione. Quando vorrà parlare della maggiore autonomia che questa legge darà ai Comuni e alle Città metropolitane, io ci sono...».

 

 

Ad attaccare l’Autonomia, anche ieri, sono stati in parecchi. Ad esempio la leader del Pd Elly Schlein: «È una riforma che vuole spaccare l’Italia e aumentare i divari territoriali. Siamo pronti a mobilitarci insieme ad altre forze politiche e le forze sociali senza escludere nessuno strumento per contrastare questa riforma». Sulle barricate anche l’ex governatore del Lazio Nicola Zingaretti, che a La Stampa spiega: «La legge delle destre distrugge l’Italia». E anche il leader della Cgil Maurizio Landini (dopo aver manifestato solidarietà ai lavoratori argentini...) spiega: «No, non è una legge per l’autonomia: quella di Calderoli è una legge che dà avvio alla secessione in Italia. La Costituzione combatte e limita le diseguaglianze. Questa legge invece le norma, le cristallizza e da il via a ulteriori processi di disgregazione. E a farne le spese saranno lavoratori e pensionati». Infine a sparare contro l’Autonomia arriva anche il Cinquestelle Roberto Gravina: «Il governo meloni ha dato il via a un progetto di sgretolamento sociale del Paese».

 

 

Di segno contrario le reazione dei politici di centrodestra. Il presidente della Conferenza delle Regioni, il leghista Massimiliano Fedriga osserva che «Rispetto a un terrorismo mediatico che ho visto in questi giorni da parte del centrosinistra sull’Autonomia differenziata io, da presidente di una regione a statuto speciale, posso dimostrare che le cose funzionano. Chiaro che poi dipende tanto se l’amministrazione è buona o non è buona». Poi ha ringraziato «il ministro Roberto Calderoli e il segretario della Lega Matteo Salvini che si sono spesi con tutta la coalizione di centrodestra per portare avanti questa battaglia che- ha concluso- aumenterà l’efficienza dello Stato». Tocca invece al capogruppo alla Camera di Fdi Tommaso Foti spiegare che «quando parliamo di Autonomia differenziata facciamo riferimento a norme che sono state inserite nella Costituzioni da un governo a guida Pd». Infine Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia ricorda che «l’autonomia dei territori significa dare ai cittadini pari opportunità di crescita e servizi comuni nell’interesse di tutto il Paese». 

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