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Campo largo, la frase che l'ha ucciso: "In Piemonte a breve il nome 5S"

Brunella Bolloli
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Riuniti da una parte, divisi dall’altra. C’è del contorsionismo nel Pd piemontese da ieri ufficialmente in corsa per la Regione Piemonte con Gianna Pentenero, assessore nella giunta del sindaco di Torino Stefano Lo Russo, acerrimo nemico di Chiara Appendino, che l’ha preceduto in Comune e oggi è la zarina contiana nel territorio. Comincia da qui la faida che da mesi blocca la gestazione del campo largo in questa fetta di nord-ovest operoso e insofferente ai colpi di scena: nei dissapori che derivano dai tempi in cui Appendino era sindaca, e non è che i torinesi la rimpiangano poi così tanto, figurarsi il Pd, ma anche dall’interno dello stesso partito di Elly Schlein, logorato come al solito dalle correnti. In sintesi: spaccato tra fedelissimi della segretaria e seguaci dell’area bonacciniana. Del primo gruppo fa parte la deputata cuneese Chiara Gribaudo, vicepresidente dei democratici, del secondo il vicepresidente di minoranza dell’attuale consiglio regionale Daniele Valle. Entrambi, Gribaudo e Valle, ambivano alla candidatura a governatore contro l’azzurro Alberto Cirio, che nel 2019 ha sfiorato il 50 per cento dei consensi battendo lo sfidante Sergio Chiamparino. Ed entrambi subivano resistenze sia da parte delle correnti avverse del Pd sia, soprattutto, da parte dei presunti alleati del campo largo, i Cinquestelle. Per dire, Chiara contro Chiara: la Appendino non avrebbe mai detto sì all’avanzata della Gribaudo e viceversa. Ma adesso c’è un ma.


L’assemblea regionale del Pd convocata ieri a Torino ha infatti proclamato all’unanimità Pentenero quale candidata dem contro Cirio, senza bisogno di metterla ai voti ed evitando così una pericolosa conta tra “ellyini” e “bonacciniani”. Gribaudo e Valle hanno fatto un passo indietro (di sicuro presagendo la sfida impari contro l’azzurro sostenuto da tutto il centrodestra) e il segretario regionale dem, Domenico Rossi, ha potuto tirare un sospiro di sollievo: «Non è stato facile, ma abbiamo il dovere di mettere in sicurezza il percorso del Pd piemontese. Siamo arrivati a questo appuntamento con due mozioni contrapposte», ha ammesso, «ma un anno fa avevamo promesso che avremmo provato a essere un partito tessitore». In politica un anno è un’era geologica e da allora sono cambiate un’infinità di cose, per inciso pure il gruppo dirigente del Nazareno. Adesso, infatti, un ruolo cruciale nella scelta dei candidati spetta ai bolognesi Igor Taruffi, titolare dell’Organizzazione, e Davide Baruffi, responsabile Pd Enti Locali, «la premiata ditta Taruffi & Baruffi specializzata in sfracelli elettorali» come ironizza il sito piemontese Lo Spiffero che già ventila per l’assessore Pentenero la stessa sorte toccata al “collega” lucano Domenico Lacerenza, impallinato dai presunti alleati del fantomatico campo largo e dunque costretto al ritiro.

 


In verità, la candidata in pectore alla Regione ha una storia politica più strutturata di quella dell’oculista di Potenza. Classe 1964, nata a Chivasso, ma residente a Casalborgone, piccolo comune di cui è stata sindaco dal 1993 al 2004 per tre mandati consecutivi, di professione è educatrice presso una nota cooperativa sociale e già nel 2005 era assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale nelle giunte di Mercedes Bresso e Sergio Chiamparino, mentre oggi Lo Russo le ha assegnato le deleghe al Lavoro e polizia locale, ruolo in cui, a detta di Fdi, l’assessore non raggiunge la sufficienza. Sostenitrice dell’area Schlein, non è malvista però neppure dai fan di Bonaccini e dalla Sinistra. In più è donna, fattore non trascurabile visto il peso della questione femminile e di genere nella scelta dei candidati («deve essere donna, iscritta al Pd e con una buona esperienza amministrativa», è il messaggio inviato da Roma ai luogotenenti in terra sabauda). Alla fine, la 59enne di Chivasso è riuscita a mettere d’accordo le varie fazioni del partito. Ma non certo i Cinquestelle, che un minuto dopo l’annuncio, hanno dichiarato che il dialogo tra loro e i dem si chiudeva qui. Almeno, in Piemonte. «Registriamo questo cambio di passo e di metodo, una decisione che cozza con il dialogo che, seppur tra difficoltà e differenze, era stato intavolato in trasparenza e franchezza in questi mesi per definire gli aspetti programmatici di una proposta politica condivisa e unitaria», hanno tuonato i consiglieri regionali grillini. Aggiungendo una postilla: «Nei prossimi giorni il Movimento Cinquestelle illustrerà il proprio programma elettorale e avvierà il percorso per la scelta del proprio candidato presidente, convinto che il nodo per far voltare pagina al Piemonte sia quello di un’agenda programmatica all’altezza della volontà di cambiamento richiesta dai cittadini». Insomma, ciaone Pentenero, andiamo da soli. Se con Chiara Appendino medesima o un altro contiano di ferro, si vedrà. Da qui a giugno, quando si voterà in Piemonte, può ancora accadere di tutto.

 

 

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