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Pontida, Giancarlo Giorgetti: "Sono figlio di un pescatore, so chi può fare sacrifici"

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A Pontida, per il raduno leghista sul pratone, c'è anche Giancarlo Giorgetti, il ministro dell'Economia. Presenza ovvia: tutto il partito si stringe attorno a Matteo Salvini, in difesa dai pm del caso-Open Arms. Ma Giorgetti, nel corso della settimana, è stato al centro delle cronache per la frase sui "sacrifici" in manovra. Parole subito spiegate nel dettaglio. Parole che però hanno scatenato l'universo progressista, che ha attaccato il governo bollandolo come "tassatore", in barba ai distinguo operati da tutti, da Giorgetti e Giorgia Meloni in giù.

Scontato, dunque, il passaggio in cui Giorgetti dal palco è tornato sull'argomento. "Oggi il ministro dell’Economia e delle finanze non è un banchiere, è un figlio di un pescatore e di un’operaia tessile", ha premesso rivendicando le sue origini. "So distinguere chi può fare sacrifici e chi non li può fare", ha tagliato corto.

"Arrivo qua come quello famoso perché vuole aumentare le tasse - ha ripreso -. Io ho semplicemente detto in un’intervista, rispondendo a una domanda se volessimo tassare le banche, che a mio giudizio che i sacrifici li devono fare tutti citando l’articolo 53 della Costituzione, in base a chi ha più capacità contributiva. Io avevo bene in mente quello che ha fatto questo governo e quello che ha fatto io in questi due anni. È giusto che i sacrifici li faccia chi ha le possibilità per farli. In questo momento questo governo con grande serietà, perché il mio mestiere non è facile, sta cercando di tradurre in fatti un principio di buonsenso", ha rimarcato. 

 

"State tranquilli e sereni, chi è pratico di Pontida, sa che noi siamo dalla parte della gente che lavora, che produce e che fa sacrifici", ha concluso Giorgetti. Parole nette, chiarissime, che non lasciano margini al dubbio. Con buona pace della sinistra e di chi, come Elsa Fornero, di fronte alla parola "sacrifici" aveva espresso tutta la sua gioia, chiedendo al ministro di tenere duro sul punto.

 

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