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Bonelli, "dopo le regionali vediamo": siluro su Schlein, conto alla rovescia

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Botte da orbi. Nel centrosinistra è tutti contro tutti. O meglio: quasi tutti contro la Schlein. L’oggetto della contesa, ufficialmente, è l’apertura di Elly al ritorno di Matteo Renzi nel “campo largo”, invero già defunto. In realtà, soprattutto da parte del Movimento 5Stelle - ci arriviamo c’è la volontà a prescindere di indebolire la segretaria dem.

Sabato Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi, è partito come un caterpillar, però green: «Dopo le elezioni regionali credo sia opportuno avviare un chiarimento perché il governo del Paese passa per programmi credibili e persone credibili. La stagione del renzismo non ha rappresentato un elemento di credibilità ma di profonda lacerazione nel Paese. Non è una polemica, è un tema politico». Prima Bonelli aveva affermato che «l’alleanza di centrosinistra è in fase di costruzione», che «ci sono dei dubbi ma abbiamo il dovere di superarli», che tutti devono far vincere i candidati Orlando (Liguria), De Pascale (Emilia-Romagna) e Proietti (Umbria), eccetera eccetera. Ma è l’altra parte del discorso quella significativa.

 

 

 

I Cinquestelle, in una nota, rivendicano la paternità di tale iniziativa: «Siamo lieti che anche Bonelli faccia la nostra stessa richiesta di chiarimento sull’alleanza. Quella del Movimento è una posizione condivisa da Avs e dalla maggior parte degli elettori del Pd, in particolare quelli che hanno portato la Schlein alla segreteria». Sabato è stato scritto un nuovo capitolo dello scontro tra Conte ed Elly.

 

 

 

L’ex premier, che pur è favorevole all’iniziativa politica, non ha partecipato all’assemblea dei promotori del referendum contro l’autonomia differenziata, una delle poche battaglie che unisce la stragrande maggioranza del centrosinistra. L’appuntamento romano sull’autonomia era stato pensato proprio per dare un’idea di forza, dopo il deposito di un milione 300mila firme. Schlein ha dichiarato che «adesso inizia la sfida vera, quella di portare a votare contro una riforma sbagliata che spacca il Paese in due», e serviranno almeno 25 milioni di partecipanti per raggiungere il quorum. Va ricordato che nel programma di governo del 2018 i Cinquestelle avevano inserito l’autonomia, nella stessa forma di quella attuale, come “stella polare”. Era la priorità numero 6. Poi, al governo con la Lega, hanno osteggiato in tutti i modi la storica battaglia leghista. Un esempio di coerenza confermata dal successivo passaggio al governo col Pd.

Torniamo al presente. Dem, 5Stelle e l’alleanza Bonelli-Fratoianni si sono messi al lavoro «su una mozione unitaria». E dalla mozione manca, non a caso, Italia Viva: i renziani sono sì fra i promotori della consultazione contro l’autonomia, ma restano il motivo di frattura tra i partiti di opposizione. Maria Elena Boschi ci ha provato ad avvicinarsi al resto della compagnia: «Se siamo uniti possiamo raggiungere il quorum e se il referendum per bloccare l'autonomia differenziata va bene mandiamo a casa il governo». E però, va detto, al momento è dubbio che lei farebbe parte del nuovo corso. Su un altro referendum, quello perla cittadinanza agli stranieri minorenni, Pd e 5Stelle sono invece divisi anche nella sostanza oltre che nella forma: Conte, come Calenda, non ha aderito alla raccolta firme.

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