Ponte sullo Stretto, le tre bufale per colpire Salvini

"Disastro ambientale", "Criminalità", "Non può farlo uno come lui": i detrattori del Ponte sullo Stretto e le menzogne che si inventano pur di colpire #Salvini
di Massimo Sanvitodomenica 10 agosto 2025
Ponte sullo Stretto, le tre bufale per colpire Salvini

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Di quale patologia soffrano i “No Ponte”, ovvero quei signori che ieri hanno paralizzato le strade di Messina perché vorrebbero tornare all’era della pietra, non è dato sapere. Ma una cosa è certa: sono dei bugiardi cronici. Nel senso che tutte le tesi che usano per smontare l’avveniristico progetto sono bufale belle e buone. Dalla questione ambientale alle sempiterne mafie, dai costi del pedaggio al ruolo di Matteo Salvini.

«No, il Ponte no! I cantieri inquinano!». I contrari all’infrastruttura, però, forse non si sono mai chiesti quale sia l’attuale impatto ambientale, sia per l’acqua che per l’aria, dei duemila traghetti che attraversano lo Stretto ogni settimana. Esiste infatti uno studio condotto dall’associazione Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno- il primo a calcolare la differenza tra la quantità di anidride carbonica, ossidi e polveri sottili emessi attualmente e quella che si avrebbe con la realizzazione del Ponte - che sbertuccia i contrari. Con l’infrastruttura fatta e finita, si parla di un minimo di 149mila tonnellate di anidride carbonica in meno; 327 tonnellate di ossido di carbonio in meno; 748 tonnellate di ossido di azoto in meno; 82 tonnellate di composti organici volatili in meno; 117 tonnellate di polveri sottili in meno; cinque tonnellate di ossidi di zolfo in meno. Pare poco? E poi un’altra domanda, retorica, ai “signor no”: pesci e delfini sarebbero più sicuri a nuotare in mezzo alla tratta delle navi oppure con macchine e treni a sfrecciare sopra di loro?

«No, il Ponte no! Arrivano i mafiosi!». Il classico ragionamento da perdenti: il miglior assist proprio alle associazioni criminali che i “No Ponte” dicono di voler combattere. Premesso che i controlli sugli appalti dovranno essere rigidi, anzi rigidissimi, non può essere la paura della mafia - che, per inciso, non esiste solo in Calabria e in Sicilia - a bloccare lo sviluppo di un Paese. Ogni opera, grande o piccola che sia, è potenzialmente appetibile per le varie “cupole” ma che Italia sarebbe senza autostrade, senza treni dell’alta velocità e senza metropolitane? Allora evitiamo di bandire gare per gestire la manutenzione di ospedali, piazze e parchi? Dire no al Ponte perché la mafia potrebbe guadagnarci miliardi è come evitare di giocare una partita perché c’è il rischio di perdere. Insensato.

«No, il Ponte no! Il pedaggio sarà il più caro del mondo!». Qui siamo all’apice delle menzogne. Il Codacons, subito ripreso da stampa e movimenti di sinistra, si è affrettato a far sapere che il Ponte sullo Stretto sarà la tratta autostradale più cara dell’orbe terracqueo. «Dieci euro per attraversare 3,66 chilometri di ponte, ovvero 2,73 euro a chilometro, roba che, al confronto, l’Autostrada del Sole sembra un’offerta speciale da discount: solo 0,075 a chilometro». Detto che paragonare un’opera di cotanta complessità ingegneristica quale il ponte sospeso più lungo al mondo auna semplice autostrada è già di per sé un errore da matita blu, come si può non tenere conto dell’attuale costo per raggiungere la Sicilia dalla terraferma (e viceversa) a bordo di un traghetto? Oggi si sborsano la bellezza di 42 euro per un viaggio, ovvero quattro volte in più rispetto agli sbandierati dieci euro. Che, guarda un po’, sono pure una cifra falsa. La società Stretto di Messina, infatti, ha precisato che il pedaggio sarà compreso tra circa quattro e sette euro per tratta. Ovviamente, grazie al ponte, addio pure alla via crucis- specie nei mesi estivi- in attesa di imbarcarsi per raggiungere la sponda opposta.

«No, il Ponte no! Lo vuole Salvini!». E infine eccoci all’ultimo stadio dei deliri “No Ponte”. Autorevoli critici si oppongono alla grande opera per il solo fatto che sia il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il leader leghista Matteo Salvini, a volerla fortemente. Francesco Merlo, su Repubblica, ha così risposto a un lettore che gli chiedeva se l’importante non è, comunque, fare il Ponte: «Sembra buon senso dire che l’importante è, comunque, fare il Ponte. Purtroppo, però, il peggior modo di non farlo, è averlo messo nelle mani di Salvini. Non si possono consegnare i ponti, quelli fatti e quelli da fare, a un demagogo pataccaro». Capito che maturità d’argomentazione?

La verità, incontrove ibile, è che dire “no” a un’infrastruttura in grado di collegare Calabria e Sicilia non significa solo sputare in faccia a chi vedrebbe sensibilmente migliorata la propria vita ma anche togliere all’Italia la possibilità di un’enorme vetrina internazionale. «Deturpa l’ambiente», sbraitano verdi, grillini e centrosocialari vari. Speriamo solo di non vederli in coda per un selfie sullo Stretto, col Ponte sullo sfondo, da postare sui social stile Brooklyn...