Un’intervista di Maria Latella a Giorgia Meloni ha provocato uno sciopero al Sole 24 Ore. Una querelle nata perché la giornalista non è assunta nel quotidiano economico-finanziario, ma solo una collaboratrice. Il giornale è uscito ieri in edicola con 20 sole pagine. L’intervista è stata pubblicata mentre alla conferenza stampa sulla manovra a Palazzo Chigi erano presenti due giornalisti del quotidiano. Per questo è esplosa la protesta della redazione e il Comitato di redazione ha convocato un’assemblea che ha votato all’unanimità l’astensione dal lavoro. Il direttore Fabio Tamburini prima ha tentato di gettare acqua sul fuoco dicendo che avrebbe firmato a quattro mani l’intervista a Meloni insieme a Latella. Poi, di fronte al rifiuto del comitato di redazione di revocare lo sciopero, ha deciso di fare uscire comunque il quotidiano di Confindustria. Anche se in foliazione notevolmente ridotta.
Il Fatto Quotidiano racconta che il Cdr ha accusato Tamburini di comportamento antisindacale. Il direttore era stato già sfiduciato nel 2020 con il 72,4% dei voti proprio a causa dell’uso di collaboratori esterni. Da allora i rapporti sono peggiorati. Intanto alcuni giornalisti del Sole hanno vinto cause di lavoro contro l’azienda che li aveva messi in cassa integrazione a zero ore per prepensionarli. Una giornalista ha vinto cause per demansionamento subìto al rientro dalla maternità. L’uscita del giornale nonostante lo sciopero ha scatenato la reazione della redazione che si è riunita in una nuova assemblea ieri che ha deciso di scioperare ancora, annunciando che oggi il giornale non sarà in edicola e il sito non sarà aggiornato. Questo, si legge nel comunicato, «per protestare contro la grave condotta anti sindacale della direzione che ha inteso far uscire comunque il numero di sabato 18 ottobre, nonostante lo sciopero proclamato all’unanimità il giorno precedente». «In un contesto che vede la premier sottrarsi spesso alle domande dei giornalisti, fino ad arrivare addirittura a vantarsene con i grandi del mondo durante il summit di Anchorage» continua il comunicato «ribadiamo il sempre più concreto rischio di approdare a una deriva nella quale gli interlocutori istituzionali si sceglieranno gli intervistatori e l'opinione pubblica potrà contare su un'informazione accuratamente selezionata e compiacente. Una deriva nei confronti della quale non possiamo restare a guardare». «Ci scusiamo con i lettori per la mancata copertura della cronaca di questi giorni» conclude la nota «e soprattutto per il prodotto indecoroso e non all’altezza della storia del Sole 24 Ore andato in edicola sabato 18 ottobre: un’accozzaglia di pezzi raffazzonati, a puro contorno dell'intervista alla premier. Un risultato indecente, da annoverare come peggiore numero del quotidiano mai realizzato».
Due o tre cose che so sulla scia dell'odio che arriva fino a noi
Siamo stati facili profeti, esaurito il gazismo, sono tornati al fascismo, sono passati con disinvoltura da «Melon...La vicenda ha portato all’espressione di solidarietà da parte della Federazione nazionale della stampa, che parla di «un atto grave e inaccettabile». «Editori e direttori non possono usare i giornalisti a loro piacimento, scavalcandoli quando il diktat è utilizzare un intervistatore gradito» aggiunge la nota. Sulla stessa linea le dichiarazioni dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai. Anche il Pd, per bocca del deputato Andrea Casu, interviene sulla vicenda. «Penso che la democrazia stia vivendo un momento particolarmente difficile. Con il governo Meloni la libertà di stampa è continuamente sotto attacco».