Prodiano di ferro ma mai settario o ottusamente vendicativo, uomo di profonda intelligenza e raffinata ironia, una volta Arturo Parisi infilzò in modo memorabile Veltroni e il veltronismo, una certa attitudine a trovare sempre altrove il “modello” e il “Papa straniero” a cui ispirarsi: «L’Abruzzo è difficile da conquistare», scandì perfidamente Parisi «ma, ne ero convinto, l’Ohio non ce l’avrebbe rubato nessuno, e infatti è nostro». E così, in un colpo solo, mise in ridicolo l’ultimo innamoramento della sinistra, quello per Barack Obama (si era nel 2008), e questa propensione alla ricerca salvifica del “caso” estero da imitare. E la frase surreale “la sinistra riparta da...”, con i puntini di sospensione da riempire a piacere con il nome dell’eroe del momento, è ormai da anni oggetto di scherno e incontenibile divertimento sui social.
CORTOCIRCUITI
Anche perché - ecco il primo cortocircuito - i compagni nemmeno si accorgono, volta per volta, di indicare una strada e poi il suo esatto opposto, tutto e il contrario di tutto. “Uno vale uno”, dicevano tragicamente i grillini: ma per i piddini sembra valere un non meno imbarazzante “uno vale l’altro”. Prendi il caso del greco Tsipras: idolatrato sia (girone di andata) quando era eurocritico sia (girone di ritorno) quando divenne eurolirico e allineatissimo ai diktat di Bruxelles. Prendi la Gran Bretagna: interi anni trascorsi a elogiare il riformismo di Tony Blair salvo poi- qualche anno dopo - spellarsi le mani per Jeremy Corbyn, un tipetto ultrasocialista e antisemita. Prendi la Francia: macronisti italici a pelo lungo e a pelo corto sempre in estasi davanti all’inquilino dell’Eliseo, e tuttavia - oplà sedotti anche dal massimalismo di Mélenchon. E prendi l’ultimo caso, quello di ieri: tutti pazzi per Mamdani, un pericoloso estremista (ex rapper, musulmano piuttosto arrabbiato, socialista in economia, fautore di tasse selvagge per i quartieri «più ricchi e più bianchi», ipse dixit), con entusiasmo sfrenato da parte degli stessi progressisti nostrani che ci impartiscono da anni lezioncine sui diritti, per l’inclusione e contro il patriarcato. Evidentemente - desumiamo- il patriarcato islamico dev’essere diventato parte della “speranza” che ieri esplodeva nelle dichiarazioni dei nostri confusi campolarghisti.
E così quel che preoccupa - diciamolo - non è l’identità che di volta in volta assumono, il travestimento di giornata (quello di ieri è probabilmente il peggiore in assoluto, un mix tossico di comunismo e radicalismo islamista), ma la totale mancanza di criteri dei nostri progressisti. Non sanno più chi sono, e dunque possono diventare qualunque cosa. Se serve, possono essere rigoristi e fiancheggiatori del tecnocrati (in Italia hanno fatto così dal 2011 in poi); ma se serve qualcos’altro, possono trasformarsi in sguaiati populisti pronti a qualunque avventura demagogica e irresponsabile. Altro che separazione delle funzioni o delle carriere: qui si transita allegramente da una corsia all’altra senza il minimo imbarazzo.
Mamdani, il delirio di Pagliarulo dell'Anpi: "Si può battere il tecnofascismo iperliberista"
Cosa accomuna l'Anpi, il nuovo sindaco di New York e la lotta al fascismo? All'apparenza nulla, ma la vittoria d...DALL’AUSTRALIA ALLA PUGLIA
L’importante è sparacchiare frasi a casaccio contro il “fascismo” (quello non deve mancare mai), contro “le destre” (sempre inquietanti per definizione), dandosi comunque una veste da partigiani perenni, da resistenti per mestiere. Lo stesso criterio pazzotico andrà adottato per giudicare non solo gli eletti ma perfino gli elettori degli altri paesi: un’“onda nera” orribile se vince lo schieramento sgradito, una “grande speranza” (“yes we can”, “la storia siamo noi”, “un nuovo inizio”) se invece sono in maggioranza le sinistre. Che ciò accada in Australia, in Canada o magari nella nostra Puglia è del tutto indifferente. L’importante è non sciupare un bel racconto e preparare il comizietto da recitare nei talk-show amici (cioè quasi tutti). E il resto? Riprendiamo dopo la pubblicità, non cambiate canale.




