Quel pasticciaccio brutto delle tessere dei Verdi a Bologna. Non ci troviamo a metà tra un romanzo di Carlo Emilio Gadda e una canzone indie di Calcutta, ma siamo nel bel mezzo della battaglia tra Angelo Bonelli e i suoi accoliti nel capoluogo emiliano. Succede che l’ala bonelliana di Avs in città ha visto il proprio numero di tessere decollare dal 2024 al 2025. Nel comune di San Petronio e provincia 12 mesi fa i tesserati erano 88, mentre lo scorso 30 novembre - prima data di chiusura della campagna di tesseramento per l’anno in corso - il numero ha visto una lieve impennata.
Esattamente 25 sottoscrizioni in più per un totale di 113. Ma durante la decina di giorni di proroga, per la campagna tesseramenti 2025, il dato è salito fino in cielo. Sono arrivati, infatti, 89 nuovi iscritti giungendo a quota 202 tessere. Giubilo? Felicità? Allegria? Neanche per idea. I Verdi locali sono piuttosto adombrati e puntano il dito con il loro capo che con questi “volti nuovi” vorrebbe metterli all’angolo. La manovra sarebbe chiara e riguarderebbe i loro rapporti piuttosto gelidi con il primo cittadino felsineo, Matteo Lepore. Questo scenario ha portato i dirigenti nazionali a tentare di (ri)prendere in mano la sezione bolognese. Pugno di ferro, ma nessun cuore di velluto per Bonelli.
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Piccole scaramucce alla Camera dei Deputati tra l’onorevole Angelo Bonelli, esponente di Alleanza, Verdi e Sinistr...L’edizione di Bologna del Corriere in questi giorni ha seguito da vicino gli avvenimenti. Le indiscrezioni partono da gennaio 2024 quando Daniele Celli, consigliere comunale dei Verdi, ha abbandonato la giunta a guida dem. L’attore del film di Roberto Faenza “Si salvi chi vuole”, titolo quanto mai esemplificativo per descrivere la situazione in casa Verdi, era stato redarguito pesantemente, in quei giorni, da Lepore sulle colonne di Repubblica. «Nessuno ha espulso Celli dal consiglio comunale, mi sono limitato a prendere atto di una sua posizione politica e dei Verdi di Bologna, che da dicembre non hanno ancora spiegato come mai non hanno votato il bilancio del Comune e della Città Metropolitana».
Tutta questa vicenda ha indispettito non poco, secondo i ben informati, il nostro Bonelli. Anche perché Celli&Co. sembrano non avere la minima intenzione di ritornare sui propri passi e ripetutamente hanno dichiarato di non volersi più alleare con Coalizione civica, la forza politica cittadina che esprime il vicesindaco Emily Clancy, e quindi restando fuori dall’arco di Alleanza verdi e sinistra. L’alter ego di Fratoianni, quest’estate, ha tuonato duramente sul Corsera. «Il progetto di Avs va avanti e non può essere la federazione dei Verdi di Bologna a mettere in discussione questo progetto», disse Bonelli. Aggiungendo che davanti alle proteste dei suoi sodali, contro le scarse politiche ambientali della giunta Lepore, non si sarebbe piegato al «massimalismo verde».
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Angelo Bonelli si arrende, anche se si strugge: «Noi le sentenze le rispettiamo sempre. Ora la destra non potr&agr...Parole che sembrano uscite da un congresso dei socialisti degli anni ‘10, ma del secolo scorso. Così Celli e il portavoce felsineo dei Verdi, Danny Labriola, storcono il naso contro i nuovi arrivati nel nido degli ecologisti intransigenti. Perché, lamentano i due, molti dei nuovi tesserati giungerebbero proprio da Coalizione civica, ma anche da Salvaiciclisti e da Comitato Città30. Quest’ultimi, negli scorsi anni, sono stati guidati da Simona Larghetti consigliere regionale di Avs e consigliere comunale, indovinate un po’, di Coalizione civica. Ma ci sono anche ex Verdi usciti in passato dalla porta e rientrati adesso dalla finestra. E Bonelli che fa? Distolto un momento dal tentativo di sciogliere CasaPound ha dichiarato che «se aumentano gli iscritti mi pare un fatto positivo di tesseramenti non so nulla se non che ci si iscrive individualmente e che i criteri sono rigorosi». Verdi fuori, spietatissimi dentro e la telenovela continua.




