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Canakinumab apre una nuova eraper la prevenzione cardiovascolare

Paul Ridker

Presentati a Barcellona i risultati dello studio CANTOS che ha entusiasmato sia cardiologi che oncologi, per gli effetti positivi che potrebbe avere in entrambe le patologie

Maria Rita Montebelli
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Riuscire a spegnere l'infiammazione, riduce la mortalità da cause cardiovascolari e la comparsa di ictus e infarti. Ma potrebbe anche ridurre l'incidenza di alcuni tumori (come quello del polmone) o riuscire almeno a rallentarne l'evoluzione. È quanto emerge dai risultati di uno studio, il Cantos (Canakinumab Anti-inflammatory Thrombosis Outcomes Study) presentato davanti ad una platea di 30 mila cardiologi al congresso annuale della Società Europea di Cardiologia (Esc 2017), in una Barcellona ancora frastornata dalla tragedia consumata sulle Ramblas. Senza nulla togliere ai tradizionali fattori di rischio, come ipertensione e colesterolo elevato (per quest'ultimo fattore di rischio, sono di recente stati messi a disposizione dei pazienti i cosiddetti inibitori di PCSK9, farmaci potentissimi nel ridurre i valori del colesterolo cattivo), questo studio dimostra che è possibile aggiungere una nuova freccia all'arco della prevenzione cardiovascolare, andando a colpire l'infiammazione, fattore di rischio ben conosciuto, ma per il quale finora non si disponeva di terapie adeguate. Lo studio Cantos, pubblicato ‘in diretta' con il congresso di Barcellona anche sul New England Journal of Medicine, è stato condotto su oltre 10 mila pazienti, colpiti in passato da un infarto o con elevati livelli nel sangue di hsCRP (proteina C reattiva ad elevata sensibilità ≥2mg/L), un marcatore di infiammazione. Dopo aver ricevuto un trattamento ottimale con i farmaci contro i tradizionali fattori di rischio cardiovascolare, i pazienti sono stati divisi in quattro gruppi di trattamento: placebo (gruppo di controllo) o canakinumab a tre diversi dosaggi (50,150 o 300 mg). Il canakinumab è un nuovo anticorpo monoclonale (un inibitore dell'interleuchina -1 beta, IL-1β) disegnato per ‘spegnere' l'infiammazione. Nello studio Cantos è stato somministrato per iniezione sottocutanea una volta ogni tre mesi (i pazienti sono stati seguiti per 4 anni). Nei pazienti trattati con i dosaggi più alti di canakinumab (150 e 300 mg) il rischio di infarto o ictus non fatale o di mortalità per cause cardiovascolari è risultato ridotto del 14-15 per cento. E non solo. In via collaterale ci si è accorti che il nuovo farmaco  ha ridotto in maniera significativa anche le morti per tumore e in particolare per tumore del polmone, oltre che la comparsa di nuovi casi di questo tumore. “Nei pazienti ad alto rischio – afferma Paul Ridker, coordinatore principale dello studio CANTOS e direttore del Center for Cardiovascular Disease Prevention presso il Brigham and Women's  Hospital di Boston (Usa) – questo farmaco in grado di ridurre l'infiammazione, ma che non agisce riducendo il colesterolo, ha ridotto il rischio di eventi cardiovascolari (ictus e infarti). Nel corso della mia carriera ho vissuto tre grandi aree di prevenzione cardiovascolare; la prima ad essere stata riconosciuta è l'importanza di una dieta sana, dell'esercizio fisico e del cessare di fumare; poi abbiamo scoperto l'enorme valore dei farmaci abbassa-colesterolo  quali le statine. Adesso ci stiamo affacciando alla terza era (quella dell'infiammazione) e questo è molto interessante. Per di più, i dati emersi sul tumore del polmone suggeriscono la possibilità di rallentarne l'evoluzione attraverso questo tipo di farmaci”. Ma si tratta di dati che avranno bisogno di ulteriori conferme da parte di studi dedicati, prima di proporre il canakinumab come possibile nuovo trattamento immunoterapico anti-cancro. (M. R. M.)

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